- Lo Schiaffo - https://www.loschiaffo.org -

1903 – Il Genoa fa cinquina – II^ parte

L’ottimismo del Genoa
Con un totale di sole 5 partite e con una Juventus che ottiene il pass per la sfida contro il pluridecorato Genoa, così si svolge sostanzialmente il sesto torneo italiano ufficiale di football. Nella fase eliminatoria infatti la Juventus non ha rivali: liquida nel derby la F.C. Torinese con il pesante risultato di 5-0, poi successivamente tocca all’Audace Torino essere eliminata seppur con il minimo scarto; la partita finì 2-1 per i bianconeri. La matricola Andrea Doria, che fino allora era scesa in campo solo in partite non ufficiali, viene travolta dal ciclone Juventus e perde 7-1. Infine sono i diavoli rossoneri a cedere il passo in finale alla Juventus perdendo con il risultato di 2-0. Tutta la fase eliminatoria si svolse nel mese di marzo attraverso accoppiamenti decisi da un apposito sorteggio con il quale si decideva anche il campo dove giocare la partita. La finale si disputò ancora una volta a Ponte Carrega (Genova) ma dopo un mese dall’ultima partita della fase eliminatoria. Così, il 29 aprile 1903 Genoa e Juventus si ritrovarono per la prima volta contro durante il campionato italiano. I liguri si erano presentati in campo con la solita formazione seguendo il motto, “squadra vincente non si cambia” ed erano forti del pronostico e della convinzione di poter fare bene anche questa volta; il campo ne fu la prova concreta. Nonostante la partita fu combattuta e giocata a ritmi incessanti da entrambi le compagini i grifoni si imposero sui bianconeri con il netto punteggio di 3-0 conquistando il loro quinto scudetto della storia.

Le partite

Fase eliminatoria
1/3
Juventus – F.C. Torinese = 5-0
8/3
Audace Torino – Juventus = 1-2
15/3
Juventus – Andrea Doria = 7-1
16/3
Milan – Juventus = 0-2

Finale (Genova, Ponte Carrega)
29/4
Genoa – Juventus = 2-0

La squadra campione


i nomi non corrispondono all’ordine fotografico

Spensley; Rossi P., Ghigliotti; Paster I, Senft,
Cartier; Agar, Foffani, Dapples, Montaldi, Paster II.

Storie di uomini
Si torna a parlare di personaggi. Uomini che hanno fatto grande il calcio in Italia e di cui la storia deve ricordarsi per ricostruire le tappe fondamentali di questo sport. In questo articolo si parlerà di Edoardo Pasteur (Genova 29/05/1877 – 19/09/1969). Fu uno dei mediani più forti della storia del Genoa, nell’epoca dei pionieri. Con i grifoni conquistò ben sei scudetti in dieci anni di attività agonistica per poi ricoprire la carica di Presidente del club fino al 1909 (si era ritirato dall’attività agonistica solo nel 1908, all’età di 31 anni). Successivamente alla pratica del calcio vestì anche i panni di arbitro (usanza molto frequente in quegli anni), dirigendo sia all’estero che in Italia due incontri. Uomo di grande spessore e carisma fu insieme a Spensley uno dei soci fondatori del Genoa Football and Cricket club che conobbe all’età di 19 anni. Nato da una famiglia benestante di Ginevra era parente di Louis Pasteur, famoso chimico e biologo francese inventore dell’immunizzazione dal colera, carbonchio e del vaccino antirabbico. Fu l’unico giocatore nato e cresciuto a Genova a vestire per la prima volta i panni della squadra ligure in un tempo in cui quasi la totalità dei giocatori era di origine britannica. Si racconta come il primo caso di infortunio di gioco finito nell’occhio della stampa riguardò proprio Edoardo Pasteur. Era l’8 dicembre del 1897 e il mediano, sul campo di Ponte Carrega, durante una sfida amichevole tra il Genoa e una compagine mista di giocatori dei club dell’Internazionale Torino e della Torinese, urtò violentemente contro un paletto posto a recinzione del campo fratturandosi il setto nasale. Il Genoa nel corso della propria storia legò indissolubilmente il suo nome a quello di Pasteur visto che fu grazie al suo intervento che dopo la seconda guerra modiale il club potè riprendere la sua normale attività agonistica. Nel 1921 importanti furono anche i suoi interventi durante lo scontro con la F.i.g.c. (federazione italiana gioco calcio), in un periodo in cui vi era stata una tremenda frattura nei suoi interni per via dei giocatori stranieri militanti nel campionato italiano; Pasteur presiedette infatti la Confederazione calcistica italiana, nata proprio da questa scissione in contrapposizione alla Figc. Successivamente, intorno agli anni ’50 aprì sempre a Genova un negozio di articoli sportivi. Edoardo Pasteur si spense nella città ligure all’età di 92 anni e fu l’ultimo giocatore di quel “mitico” Genoa, che nei primi anni del calcio italiano aveva dettato legge, a passare a miglior vita.

Curiosità
Nel 1880 il regolamento ufficiale del football introdusse definitivamente l’utilizzo dei parastinchi. Questo a dimostrazione ulteriore di come, da sempre, questo sport è annoverabile tra quelli violenti. Nello stesso anno la stessa federazione organizzativa aveva istituito delle regole più severe per placare le condotte violente che si verificavano in campo. Nonostante l’introduzione all’utilizzo fu data solo più avanti già da tempo molti atleti facevano uso di parastinchi in salvaguardia delle proprie tibie. Il materiale prevalente era il cuoio. I primi esemplari di questo articolo erano molto ingombranti e antiestetici. Viste le dimensioni i “footballers” li utilizzavano sopra i calzettoni. L’articolo si era dimostrato nel corso degli anni di pratica calcistica indispensabile non solo per la rudezza degli scontri (maggiore in quegli anni per via delle troppe affinità ancora presenti con il rugby), ma anche per la scarsa preparazione atletica degli atleti del tempo rispetto ai giocatori dei nostri tempi.

Eventi storici
Proprio in quell’anno, alle 10.35 avvenne uno degli eventi più importanti della storia umana. Con pochi presenti all’attivo, sulle colline di Kill Devil, del North Carolina i fratelli Wright (Orville e Wilbur) consegneranno alla storia il primo volo compiuto da un uomo attraverso un “qualcosa” che pesasse più dell’aria. Sarà Orville Wright che si solleverà da terra con un primo prototipo a motore, restando in aria per circa 12 secondi e percorrendo una distanza pari a 36 metri. La prima macchina volante della storia prese il nome di “Flyer” (volatile, aviatore). Fu un momento fondamentale sia per la storia personale dei due inventori (intenti alle sperimentazioni del caso già da anni) che per l’esistenza umana stessa che da lì a poco e contro lo scetticismo più totale avrebbe “conquistato il cielo“.

Fonti

Girolamo Ferlito