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1905 – Primo squillo della Vecchia Signora – I^ parte

Premessa

Nella ottava edizione del campionato si respirò un’aria diversa sin dall’inizio. Si assistette al ritiro definitivo della F.C. Torinese, alle prime invasioni di campo che determinarono la ripetizione della partita, all’aumento dei tesserati italiani a discapito degli stranieri e soprattutto all’iscrizione della F.I.F. alla F.I.F.A., la federazione mondiale del calcio, sorta appena un anno prima. Qualcosa, insomma, stava cambiando e quello che fu, per i primi anni, uno sport “pionieristico” si stava avviando verso una nuova era che fu la porta principale per il calcio “moderno“, come lo conosciamo oggi. In questo contesto sociale-storico si colloca il primo scudetto di una lunga serie della Juventus, destinata da lì a poco a rivestire, sia nel bene che nel male, un ruolo fondamentale nel panorama calcistico italiano.

Nuovi orizzonti

Il cambiamento non fu visibile solo nella formula del campionato: venne determinato, per la prima volta, dalla presenza di una classifica frutto dei risultati maturati durante il girone finale; le differenze maturarono direttamente sul campo dove la tecnica fra le varie compagini stava aumentando a dismisura e il livello di gioco ne risentiva favorevolmente tanto da creare un equilibrio pari ai giorni nostri. Il Genoa non ebbe così un’unica avversaria da incontrare in finale ma bensì tante avversarie da incontrare di volta in volta, tutte pronte a fare bella figura e soprattutto risultato. La nuova formula del campionato poi, rese il compito dei grifoni ancora più arduo, considerando che dall’anno 1905 la detentrice del titolo non veniva ammessa direttamente in finale, come accadeva per le edizioni precedenti, ma fu costretta a giocarsi partita per partita, cominciando dai gironi regionali che precedettero la fase finale. Inoltre il calcio si stava affacciando all’era del nazionalismo che da lì a poco avrebbe causato forti contrasti interni alla F.I.F. portando ad una vera e propria scissione. I giocatori italiani aumentarono di numero rispetto agli stranieri e questo anziché far calare l’interesse e lo spessore tecnico portò a grandi consensi e a match sicuramente più combattuti. I risultati furono in bilico fino alla fine, le goleade a discapito dell’avversario meno titolarono furono quasi inesistenti, molti i pareggi. Le “grandi” non riuscivano a imporsi facilmente sulle cosiddette “piccole” e la fisionomia di una odierna Serie A era molto più palpabile. Manifesto di questo cambiamento fu proprio la squadra campione, la Juventus, che schierò 8 italiani su 11 titolari; cominciarono a farsi sentire con maggior frequenza i malumori verso gli stranieri.

E non si giocava solo al nord

Nei primi campionati della ultra centenaria storia del calcio italiano parteciparono esclusivamente tre regioni, tutte del Nord: Liguria, che nel Genoa ebbe la più grande e vincente rappresentante e l’Andrea Doria, matricola che pian piano cercò di ritagliarsi un proprio spazio. In Piemonte da quell’anno e per l’anno avvenire ci fu solo la Juventus ma negli anni precedenti Ginnastica Torino, Internazionale Torino, Audace Torino e F.C. Torinese avevano conteso con alternata fortuna la palma della migliore della classe e alcune di queste squadre ci andarono pure vicino sfiorando il colpo in finale contro il quotatissimo Genoa. La Lombardia, l’ultima delle tre regioni a calcare i campi del “massimo” campionato, vedeva tra le rappresentanti solo il Milan, (fatta eccezione del torneo del 1901 dove fece una breve apparizione la Mediolanum), almeno fino al 1905, anno in cui entrò in scena la U.S. Milanese (antesignana dell’Internazionale), destinata a dare filo da torcere ai rossoneri nella lotta per il vertice. Dunque, nonostante solo al Nord si giocassero partite ufficiali e si assegnassero scudetti, anche al Centro e al Sud sorgevano sodalizi sportivi e si disputarono le prime partite raccontate in parte dalla cronaca dell’epoca. Già nel 1898 in Toscana si era assistito alla nascita della Florence, squadra locale composta da soli stranieri, a cui si contrappose l’Italia (nome già di per se inequivocabile in fatto di componenti); la fusione successiva di queste due società diede vita al Firenze dal quale venne fondata l’odierna Fiorentina. Nel 1900 la borghesia romana diede i natali alla Lazio che nei primi scontri affrontò le due squadre romane, esistenti all’epoca, di matrice popolare: il Roman e la Fortitudo (da queste due nacque la Roma). A Sud, precisamente in Sicilia, nasceva il Palermo, formata da marinai inglesi. I rosanero se la videro sin da subito con il Messina (primo derby della storia calcistica siciliana). In seguito fu organizzata una manifestazione che coinvolse anche le squadre campane: la Lipton Cup (organizzata proprio dal magnate britannico del Tè); così i siciliani se la dovettero vedere con Naples e Internazionale (squadre che in seguito diedero vita al Napoli).

Girolamo Ferlito