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1908 – Pro Vercelli nell’epoca del Made in Italy – I^ parte

I malumori e le polemiche scaturiti dall’edizione del 1907 portarono ad un epilogo: la F.I.F. decise per l’estromissione dei club che presentavano in squadra giocatori stranieri, istituendo un campionato federale.

Questo fu visto come un grave affronto e un’umiliazione da quegli esponenti che si consideravano importatori del Foot-ball [1] in Italia. In merito a questa decisione il Milan, il Genoa e il Torino si rifiutarono di partecipare. Vista la decisione la F.I.F. cercò di ricucire con i club esclusi permettendo l’utilizzo di atleti stranieri in base a determinati limiti. Le squadre non accettarono gli accordi e preferirono partecipare ad un campionato a parte. Solo la Juventus cercò di proporre una squadra in maggioranza italiana presentandosi al campionato federale. In seguito però dopo un paio di partite la società decise di ritirarsi iscrivendosi al campionato “italiano” (torneo che però fu boicottato sia dagli organi ufficiali che dalla stessa stampa). A destare particolare interesse fu la cavalcata di una matricola appena approdata in Prima Divisione: la Pro Vercelli. La squadra piemontese ridisegnò la storia del calcio dei primi anni del ‘900 imponendo un calcio spettacolare ed efficace tutto improntato sul Made in Italy. Alla fine solo tre società si contesero i giochi per la conquista del titolo.

Il calcio

Il 1908 è l’anno del “calcio” e non più del foot-ball, anche se si dovrà arrivare al 1909 per ufficializzare il termine. La Federazione impose le proprie regole alle società e la massiccia presenza degli stranieri in campo fu di fatto debellata. I cronisti e gli appassionati dell’epoca coniarono un nuovo termine tutto italiano per uno sport che raccoglieva sempre più consensi: calcio. Un termine semplice e significativo che rivendicava le nuove radici del foot-ball e si staccava definitivamente dalla matrice anglosassone. In realtà di definitivo ci fu ben poco. Le idee nazionalistiche che stavano crescendo nel panorama italiano avevano inciso parecchio sulle sorti del campionato. Le società milanesi considerarono lo “smacco” come una mossa politica per estromettere i loro club dal giro di affari che il “nuovo” sport stava cominciando ad attirare. La decisione della federazione inoltre danneggiò parecchio il Milan a cui fu negato il diritto di giocarsi l’ultima partita per l’assegnazione definitiva della Coppa Spensley (torneo che i rossoneri avevano vinto già due volte). La riduzione sensibile del numero delle partecipanti non aveva fatto calare negli appassionati l’interesse per il calcio ma di fatto aveva minato i rapporti con diverse personalità dell’epoca e questo alla lunga avrebbe compromesso il regolare svolgimento dei campionati. Così dopo un anno di esclusioni la Federazione decise, per l’edizione del 1909, di riammettere gli stranieri in campo seppur imponendo un proprio regolamento e dei limiti negli schieramenti titolari. Per ricucire i rapporti con il Milan la F.I.F. assegnò di diritto la Coppa Spensley al club che nonostante in formazione rimaneggiata aveva provato a contenderselo in finale con la Pro Vercelli, perdendo la partita.

Un campionato tutto italiano

Gli occhi furono puntati decisamente sul “nuovo” campionato federale tralasciando il campionato italiano che si giocava tra le squadre che avevano rifiutato di escludere gli stranieri dai propri ranghi. Dapprima in campo si presentarono quattro società iscritte; la Juventus, infatti, aveva deciso di escludere gli stranieri per cercare di affermarsi nel torneo senza perdere la possibilità, in nome del nuovo regolamento, di partecipare. Il tentativo però, naufragò dopo il doppio confronto con la Pro Vercelli. Infatti la Federazione aveva dettato i nuovi calendari e il campionato iniziò a marzo. Giorno uno la Juventus si presentò in campo a Vercelli contro i padroni di casa. I bianconeri nonostante il blasone, e per via di una formazione alquanto rimaneggiata, incontrarono parecchie difficoltà contro la neo-promossa e non andarono oltre il pareggio per 1-1. Questo fu accolto come un brutto segno dalla società torinese che decise di non presentarsi in campo per la partita di ritorno, in casa, prevista per l’8 marzo. La Federazione così assegnò il 2-0 per rinuncia alla Pro Vercelli ma non omologò i due incontri riscrivendo il calendario. Al torneo parteciparono ufficialmente solo tre società: la Pro Vercelli, l’Andrea Doria e la U.S. Milanese (solo queste ultime schierarono un numero limitato di stranieri). Il calendario fu ridisegnato e il torneo iniziò il 22 marzo. Per dovere di cronaca si segnala la vittoria della Juventus nel campionato “italiano” che si giocava in parallelo e che non rappresentò un torneo ufficiale ma solo un “contentino” per le società estromesse.

Girolamo Ferlito