Pubblicato il: 10 Settembre, 2008

Usain Bolt, velocità made in Jamaica

Folle, folle, folle! Ecco cosa devono aver esclamato i giudici di gara, osservando il cronometro, al termine della sfida di velocità sui 100 metri alle Olimpiadi di Pechino. E c’è da credere che si siano ripetuti anche dopo la corsa sui 200 metri e la staffetta 4×100 che hanno dato entrambe lo stesso risultato: record di Bolt.

Usain Bolt, ventiduenne jamaicano dall’aria scanzonata, è infatti il nuovo sovrano della dinastia contemporanea degli sprinter, che nel corso dei secoli ha visto incoronati numerosi velocisti provenienti proprio dalla piccola isola caraibica. Detentore di svariati record in diverse specialità (9″ 69 nei 100m; 19″ 30 nei 200m…), si differenzia dagli altri sportivi professionisti, oltre che per le innate doti atletiche, anche per l’atteggiamento simpaticamente guascone, il sorriso stampato sul volto ed un mix di altruismo e lealtà fuori dal comune.

La burlesca danza della vittoria che mette in scena dopo ogni trionfo ha fatto però storcere un po’ il naso al presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Jacques Rogge, che l’ha erroneamente interpretata come una mancanza di rispetto nei confronti degli avversari e non come la spontanea manifestazione dell’entusiasmo d’un vincitore. Poco male per Usain, per niente avvezzo alle polemiche, che preferisce – come biasimarlo! – impiegare il tempo libero in attività ben più stimolanti, talvolta perfino nobili. Su tutte spiccano l’ascolto della musica reggae (non potrebbe essere altrimenti nella patria del leggendario Bob Marley) e l’impegno nel sociale a favore della promozione del connubio sport-istruzione tra i suoi giovani connazionali. Non è un caso, infatti, ch’egli abbia rifiutato allettanti proposte da parte delle maggiori università americane, pronte ad accoglierlo a braccia aperte tra i loro studenti, optando per rimanere a studiare nella terra d’origine. Una scelta di vita che la dice lunga sull’uomo Bolt, così come la negatività alle decine di controlli antidoping la dice lunga sul Bolt atleta. Un personaggio schietto, generoso e genuino capace, senza alzare una mano, di rifilare un sonoro schiaffone a tutti quei soggetti ambigui ed inquietanti che popolano l’universo dello sport all’insegna di un unico credo: l’opportunismo.

Andrea Bonfiglio

Displaying 6 Commenti
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  1. Leandro ha detto:

    Calma calma, era EVIDENTE che stessi scherzando! Non ho contestao l’autore dell’articolo, ho semplicemente e scherzosamente fatto notare un “malappropismo” (non mi vengonoa altri termini), un errore veniale, che più del sorrisino sopra non merita, anzi potrebbe essere stata una sua simpatica trovata per sottolineare come il dominio atletico giamaicano dura da tempo.

    Quanto al girare alla redazione, la redazione legge già, perché gli interventi sono moderati.
    Essere ignorante è una qualifica alla quale non sono abituato ad essere associato, ma probabilmente deve essere così. Tuttavia qualunque sia il mio livelo culturale sono un lettore, e quel termine ci azzeccava poco parlando di attualità e di atletica leggera, eventi svoltisi nell’arco di 112 anni, non secoli. Sarei quindi ignorante sul buon senso comune? Letteralmente hai ragione, è un bell’esercizio di logica il tuo, ma a meno di una interpretazione chiarificatrice simile alla tua il termine li in mezzo è inappropriato, non trattandosi di un gioco linguistico ma di un articolo.

    Accetto le scuse che stai per farmi:senza ombra di dubbio non sei una persona ignorante come me, e avrai certamente capito le mie reali intenzioni nel puntualizzare simpaticamente la parola SECOLI.

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  2. Artistico ha detto:

    Prima pensavo che scherzassi ma adesso ho avuto la conferma che sei proprio ignorante… Quindi secondo la tua teoria l’espressione “nato a cavallo dei due secoli”, oppure si è verificata “a cavallo dei due secoli” significa che un avvenimento è durato 200 anni oppure una persona ha 200 anni? Oppure hai delle difficoltà nella semantica quando ti appresti a definire la parola “corso”. Secondo il mio modesto parere è veramente penoso soffermarsi su una parola piuttosto che sull’intero articolo e contestare all’autore di uno scritto un’espressione del genere è solo da ignoranti visto che è risaputo che una persona che corregge o è un ignorante o è un critico letterario. Spero nel tuo caso che si tratti della seconda ipotesi non vorrei che ritrovandoti seduto davanti una commissione di esami nella Facoltà di lettere ai Benedettini di Catania ricevi delle brutte sorprese. In quanto alla tua richiesta, di utilizzare il commento come articolo, dovresti girare l’invito alla Redazione; io non posso aiutarti sono un umile utente che constata.

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  3. Leandro ha detto:

    Mi è “scappato” l’invio, mancava la parte dei complimenti: complimenti per la risposta, mi sono sbellicato dalle risate. Perché non la pubblicate come articolo? Avrebbe un gran bel seguito

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  4. Leandro ha detto:

    Bel tentativo, ma è completamente errata e offri con la tua difesa le motivazioni a supporto della mia puntualizzazione: SECOLO non è altro che un insieme di 100 anni, parlare di secoli anche se riferito al calendario (io ho due secoli secondo questa visione) è errato visto che sono passati nemmeno 30 anni dalla prima vittoria jamaicana. E se sono meno di cento anni, non sono certo SECOLI mi sembra, del corso di quali SECOLI parliamo?

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  5. Artistico ha detto:

    Volendo non è errata come espressione considerando che la prima volta in cui furono disputati i cento metri, i 200 e i 4×100 risale al 1896, quindi nel XIX secolo e l’ultima volta è stata a Pechino dunque nel XXI secolo. Se volessimo considerare solo quelle vinte dalla Giamaica ne troveremo sia negli anni ’50 del XX secolo che negli anni ’80 oltre che quelle recenti. Visto che il plurale di secolo è secoli (fino a prova contraria) e ci sono vittorie della Giamaica sia nel XX che nel XXI, l’espressione “nel corso dei secoli” è corretta. Poi ci si può giocare quando si vuole sulle preposizioni di un articolo. Magari anziché soffermarsi sul concetto, si può disquisire sia sulla punteggiatura che sulla grammatica. Ma cribbio non lo fa neanche Umberto Eco che è un semiologo con più di 30 lauree e lo dovrebbe fare chiunque per proprio diletto?

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