Pubblicato il: 24 Marzo, 2009

Matrimoni combinati: attentati alla libertà di scelta?

matrimoni-combinatiIl padre, il fratello, lo zio scelgono. La donna, spesso bambina, non può opporsi e, col  frastornante silenzio di chi soffre per una scelta che non è sua, inaugura la fine della sua infanzia. Parliamo della pratica dei matrimoni combinati, le cui vittime principali sono soprattutto ragazzine di Paesi come il Rajastan, l’Etiopia, l’Uganda, il Mali, il Nepal, la Repubblica democratica del Congo, il Niger, l’Iraq, la Siria e lo Yemen: solo alcuni dei contesti in cui questo “attentato alla libertà di scelta personale” è regolarmente praticato. Giusto per dare qualche dato, secondo il Centro Internazionale di Ricerca sulle Donne (www.icrw.org) , sono oltre 51 milioni le giovani donne – per la maggior parte al di sotto dei 18 anni – che nel 2003 sono state costrette a sposarsi. E come se questo non bastasse, si prevede che la cifra salirà a 100 milioni entro i prossimi dieci anni. Nella pratica di un matrimonio combinato, c’è spesso tutto lo sconforto e l’impotenza di ragazzine che, in nome di una decisione altrui, salutano tristemente i sogni e  i semplici giochi di un’infanzia e di un’adolescenza mai vissute. La procedura è più o meno invariata da Paese a Paese: nel momento in cui una bambina si avvicina alla pubertà, il padre, o chi per lui, intraprende le “trattative” con il futuro marito che, non di rado, può avere persino il doppio degli anni della donna. La futura sposa perde così ogni suo diritto ad una scelta personale e consapevole, diventando semplicemente una pedina il cui parere conta meno di niente.

Talvolta, poi, in alcuni Paesi di tradizione islamica, le regole della Sharia sono rigidissime ed in casi, piuttosto eccezionali, di mancata accettazione del matrimonio da parte della donna si giunge persino ad ammettere il delitto d’onore. Ma l’omicidio della donna non è l’unica soluzione per riconquistare il “perduto” onore della famiglia coinvolta: molte ragazze vengono spesso spinte al suicidio da mariti e parenti, altre ancora diventano vittime di violenze fisiche e sessuali. Loro unica colpa, quella di aver osato ribellarsi ad un sistema più grande di loro. In ogni caso, è bene sottolineare che sono infinite le sfaccettature, positive e negative, che un matrimonio combinato può assumere da un Paese all’altro. Se è vero, infatti, che determinati contesti culturali, in cui dominano il maschilismo esasperato e la discriminazione della donna, non possono che essere apertamente criticati, è anche importante evitare di cadere in cieche generalizzazioni che evidenziano soltanto gli aspetti negativi di questa pratica, estendendoli a tutti i Paesi in cui essa esiste. D’altronde, non manca chi sostiene che il tasso di successo di tali matrimoni è notevolmente più alto rispetto a quello dei matrimoni che nascono “per amore” e che sfociano, sempre più spesso e sempre più banalmente, in separazioni o divorzi.  La motivazione a sostegno di un matrimonio combinato è invece quella che vede coppie che non necessariamente vivono il legame come un vincolo e che, giorno dopo giorno, imparano sempre meglio a capirsi e rispettarsi.


Francesca Licitra

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