Pubblicato il: 29 Maggio, 2009

Miti Fest – Il mito del Muro fra Est e Ovest

muro-di-berlino_tomasmascaliNon solo ciò che è positivo ha le carte in regola per diventare un Mito, ed ecco che nel vasto cartellone del Miti Fest catanese, evento che ha compreso l’analisi e la scoperta di una lunga serie di simboli, leggende, icone e, appunto, Miti del passato e del nostro tempo, il 25 Maggio si è tenuto un incontro al Coro di Notte del Monastero Dei Benedettini: Il mito del Muro fra est e ovest. Era presente Cornelia Klauß, regista e autrice di documentari, che ha vissuto la sua infanzia e adolescenza chiusa in quel gigantesco ghetto che era la Germania dell’Est e ha tentato di raccontare, tra parole e immagini di film suoi e di suoi colleghi, ciò che il Muro, o “Vallo antifascista”, come veniva chiamato, rappresentava. Il Muro, ha detto, non si sentiva tanto dal punto di vista fisico, come massa di cemento. Del resto, era impossibile avvicinarsi molto ad esso, visto che era vietato e i soldati che lo sorvegliavano erano addirittura autorizzati a sparare. Era l’idea del Muro, l’idea che ci fosse, che rendeva terribile l’atmosfera, che faceva sentire tutti isolati da tutto. Eppure, inizialmente restava un residuo di patriottismo. “Chi non è per noi, è contro di noi”, si diceva nella Germania dell’Est, quando ancora si aveva l’illusione di starsi costruendo un futuro. La tensione a volare oltre i confini imposti dall’alto c’era sempre però, e l’unico modo per documentarsi su ciò che accadeva nel mondo era la Televisione, e i film. Uno dei ricordi della giovinezza della Klauß, e per la verità l’unico che ci ha raccontato con un sorriso sulle labbra, era il momento in cui si veniva a sapere che si sarebbe presentato un nuovo film underground di nascosto in qualche locale. Proiettare film non autorizzati era vietato dal governo, e ogni volta c’era quel sottile fascino del rischio e dell’imprevedibilità che rendeva tutto emozionante. Era quello il periodo delle amicizie più strette e più belle, ci dice anche: innocente correità con gli amici, fare insieme qualcosa di proibito che ti faceva sentire più libero. Non era certo facile fare amicizia però. C’era sempre il rischio che la persona che ti trovavi davanti e con cui avresti voluto aprirti fosse un membro della Polizia Segreta. “Alcuni ragazzi, non so come, riuscivano a viverla in modo sereno e addirittura a scherzarci…andavano dai poliziotti e dicevano loro che stavano per fare qualcosa di proibito solo per sbeffeggiarli. Io invece non riuscivo mai a essere tranquilla, stavo continuamente in uno stato tensione”. Queste testimonianze sono state intervallate da cortometraggi di vari autori, tra cui uno della stessa Cornelia Klauß: spesso i protagonisti erano le stazioni, i treni. Facevano sempre effetto questi elementi, nella vita della Germania dell’Est: andare sulle banchine e vedere i treni passare senza fermarsi, diretti chissà dove e con chissà quale carico, lasciandosi alle spalle le sbarre invisibili di una grande prigione.

Tomas Mascali

Displaying 1 Commento
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  1. ele ha detto:

    Il Muro…a Berlino c’è una linea che attraversa la città e segna il percorso che faceva il muro…tutti i turisti fanno le foto con i pezzi che son rimasti..non bisogna mai dimenticare certe cose, mai. Perchè dimenticando si riprecipita nel baratro dell’errore.

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