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A volte vince la tv di qualità

Secondo molti intellettuali, tra i quali Pasolini e Godard, la televisione è lo strumento con il quale il potere diffonde e impone un determinato stile di vita e un conformismo sempre più diffuso. Se aggiungiamo che la tv è anche il sistema principale per invogliare al consumo e diffondere la pubblicità rendendo il cittadino passivo e indurlo a rinunciare alle sua facoltà di giudizio e decisione, possiamo a ben ragione concludere che il mezzo televisivo sia il “male del secolo”. Tuttavia, a volte capita che la televisione, se usata con uno scopo educativo reale e senza secondi fini, si riveli un meraviglioso veicolo di verità e cultura. È questo il caso di alcuni programmi a contenuto culturale, tra i quali l’esempio migliore è forse “Che tempo che fa”, condotto da Fabio Fazio. Mercoledì venticinque marzo raitre ha proposto una bellissima puntata speciale di questo programma, che ha incollato al teleschermo circa quattro milioni e mezzo di telespettatori, nella quale l’ospite principale era lo scrittore di “Gomorra” Roberto Saviano. Questo coraggiosissimo ragazzo ci ha insegnato moltissime cose sulla Camorra; inizialmente ha parlato del modo di scrivere e di diffondere le notizie prevalente nei giornali del Sud Italia. È emerso allora uno spaventoso ritratto della carta stampata italiana: i boss, anziché essere esecrati e condannati sui giornali, vengono trattati con riverenza e quasi come i protagonisti di storie poliziesche d’altri tempi, degne della passione del pubblico. La scelta di Saviano di mettere i giornali al centro della sua “lezione” è stata azzeccatissima; in questo modo abbiamo potuto constatare come la Camorra non sia solo un manipolo più o meno grande di uomini senza ritegno per la vita umana, ma anche e soprattutto sia il frutto di una mentalità diffusa nella popolazione, fondata sull’omertà e sull’ignoranza. Coloro i quali cercano di far luce sui mali della propria terra, vengono accusati di arricchirsi su menzogne che danneggiano l’immagine dei luoghi interessati e dei loro abitanti. Dopo questa prima parte, Saviano ha ricordato alcuni uomini che sono stati uccisi dalla Camorra, in virtù della loro strenua opposizione ad essa. Infine, sono intervenuti Paul Auster e David Grossman, i quali hanno amabilmente colloquiato con Saviano e Fabio Fazio di verità, cultura, coraggio e letteratura. Ne è uscita una fantastica serata. Una meravigliosa prova di come la televisione possa ancora essere un veicolo di civiltà, se utilizzata in buona fede a questo scopo. Dobbiamo ringraziare Roberto Saviano. Questo giovane meridionale, di fronte ai drammi e ai soprusi, non è riuscito a stare zitto. Qualcosa, più forte di lui, gli ha guidato la mano nello scrivere “Gomorra”; un anelito di verità e giustizia più forte anche della paura delle possibili ritorsioni dei boss, che lo costringono a vivere segregato e scortato, senza più uno straccio di vita privata e sotto la perenne scure della paura.

Pierfrancesco Celentano