Pubblicato il: 10 Novembre, 2009

Atlantide nel Montenegro?

atlantide nel montenegroIl Montenegro è decisamente uno di quei paesi di cui si sa poco e che bisognerebbe conoscere. Per molti è solo un amaro (poco importa che in realtà sia distillato da tutt’altra parte). Una storia di dominazioni, annessioni e una recente travagliata indipendenza, per questa macchia montuosa tra Serbia e Albania. Per non parlare delle sue coste, un mondo realmente inesplorato e poco tutelato. Si pensi che pochi mesi fa un team composto da  archeologi americani e montenegrini aveva rinvenuto i resti di due navi romane nei pressi della baia di Kotor, una delle destinazioni turistiche più popolari del Paese. Nonostante l’affluenza nessuno aveva mai notato i due relitti. Ma da qui a pensare di poter trovare un’intera città sommersa, di acqua sotto i ponti ne doveva passare.

Acqua, appunto. Ecco quella che è stata la barriera naturale per questa piccola Atlantide, un avamposto romano o greco dimenticato per secoli nelle (basse) profondità della spiaggia Malijevik, nei pressi della cittadina di Bar. A scoprirlo non è stato un rodato Indiana Jones, o almeno non da subito. Michael Le Quesne, infatti, è un ragazzino inglese di 16 anni. Certo, poi buon sangue non mente perché il giovane esploratore è figlio d’arte dato che il padre è un archeologo professionista. Il rampollo quindi di rovine ne aveva viste – più o meno volontariamente – molte. Per questo, quando durante una nuotata mentre stava in vacanza con i genitori nota delle pietre dalla forma circolare, si rende conto che non sono proprio i normali sassolini da immersione turistica, lo dice al padre che fiuta la possibile scoperta e si tuffa a sua volta. Il risultato: una serie di colonne di 90 centimetri di diametro, parte di un tempio o di un edificio pubblico.

L’inizio di una storia perfetta per un film con Brenda Fraser, ma questa volta è la realtà. La cosa più incredibile è che la città riposava a pochi metri di profondità, tant’è che sono visibile anche da una barca. Eppure il sito era rimasto indisturbato, o meglio dimenticato, per secoli. Il padre, l’archeologo Charles Le Quesne, ha già organizzato la nuova spedizione in Montenegro con un’equipe di esperti direttamente dal dipartimento di archeologia marittima dell’Università di Southampton. Ospite speciale sarà dalla prossima primavera, Lucy Blue, direttamente dal programma Oceans, che delle scoperte archeologiche nelle profondità marine ha fatto la sua fortuna. Del resto con un cognome simile.

Scartate le più affascinanti quanto improbabili ipotesi che potevano farci pensare ad un’antica civiltà perduta, un’Atlantide insomma, resta a più attendibile ipotesi di interpretazione: l’edificio data la sua collocazione lungo un importante rotta commerciale è più semplicemente parte di un enorme base commerciale. I reperti rinvenuti per ora sembrano confermare quest’ipotesi che se accreditata ufficialmente potrebbe dar vita ad un progetto di ricerca ben più dettagliato, visto che sicuramente lungo la costa montenegrina riposano numerosi altri tesori archeologici pronti per essere scoperti.

Luca Colnaghi

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