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Avvocati per forza

Fatta la legge trovato l’inganno, questo è il motto in Italia. Un allettante banner pubblicitario lampeggia da qualche giorno su alcuni siti italiani: “Diventa subito avvocato in Spagna ed eserciti in Italia”. Cliccando sul sito la pagina di Cepu spiega nei dettagli come si fa, tutto secondo la legge italiana. Questa, infatti, in base al Decreto Legislativo n. 96 del 2001, prevede che chi ha una laurea spagnola in Giurisprudenza può iscriversi all’albo degli avvocati in Italia, ma solo come avvocato “stabilito”. Studia con Cepu la lingua spagnola e le altre materie per sostenere l’esame, un bel viaggetto per affrontare la “prueba” e dopo tre anni di esercizio della professione in Italia, l’avvocato “stabilito” non deve svolgere nessun altra prova di abilitazione per essere avvocato a tutti gli effetti, come invece dovranno fare i suoi poveri colleghi secchioni in Italia. Sembra tutto a posto, ma dando un’occhiata attenta alla pagina web si nota una vistosa incongruenza. All’inizio si legge: “Sostieni in Spagna la prueba, l’esame di omologazione della tua laurea italiana”, ma poi sotto, tra i punti di forza del servizio: “È comodo: non hai bisogno di andare in Spagna per pratiche, informazioni, registrazioni, etc…Sei libero di pensare solo all’esame, di tutto il resto ci occupiamo noi. Insomma si parte o no? Inoltre tra i destinatari di questo “percorso” Cepu cita quanti, pur volendo diventare avvocati, “sono scoraggiati o delusi dai risultati dell’esame di abilitazione”. Tutto ciò però sarà possibile fino al 2011, anno in cui anche in Spagna verrà introdotto l’esame abilitante. Affrettatevi quindi. Già un anno fa Maurizio De Tilla, presidente dell’Organismo unitario dell’avvocatura, sosteneva il raggiro e la presenza di un vero e proprio mercato di avvocati “stabiliti”, difendendo quanti con sacrifici e studio riescono a superare la prova. Ma da allora niente è cambiato.

Giuseppina Cuccia