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Barack Obama: Icona, Cambiamento, Futuro

La notte tra il 4 e il 5 novembre 2008 davvero poche persone hanno potuto dormire sogni tranquilli. La temperatura di quelle giornate ancora tiepide. Idee in movimento, curiosità in perenne aumento. Che mondo sarà domani? Il cambiamento è davvero arrivato? I pensieri ci travolgono e ci portano nel fondo dei nostri sogni, sogni di vera democrazia, sogni di un qualcosa che non è più realtà in Italia. Sogni di un sogno. Ma è un nuovo giorno! Il mondo sembra essersi svegliato rivoluzionato in una sola notte. Il mondo adesso sente forte e chiaro quel brand new del “Yes, we can!”. L’uomo del cambiamento, Barack Obama, ha davvero iniziato a cambiare l’America portandosi a capo di quel Deus ex machina, gli Stati Uniti d’America, capaci di plasmare il mondo. Fino ad adesso, sfortunatamente per noi. Ma allora perché questa agitazione? Obama, in brevissimo tempo, è diventato icona di una “rivoluzione verde”; non ha affascinato solo l’America ma l’intera Europa, poichè ha avuto la capacità di configurarsi come reale guida di un cambiamento reputato utopico, impossibile. “Se c’è qualcuno là fuori che ancora dubita che l’America sia un paese in cui tutto è possibile, che ancora si chiede quale sia la forza della democrazia moderna, stasera ha avuto una risposta.” (Chicago, 4 novembre 2008, primo discorso del neo eletto presidente Obama). L’erede di Luther King è riuscito nell’impresa di far sentire l’America non il tanto declamato “melting pot” ma un unico popolo, cosa che per gli stessi americani non è mai accaduta totalmente. “Noi siamo una nazione, noi siamo un popolo e il nostro tempo di cambiare è arrivato”.

Si scrive questo nei gadget e nei manifesti per le strade americane, dove tanti nostri connazionali, un pezzo d’Italia, trova lì il sogno che in questa terra non è riuscita mai a trovare, schierati proprio con il neo presidente. Oggi, anche le minoranze etniche dell’America si sentono americane. L’effetto mediatico è stato davvero decisivo e Obama ha davvero fatto il possibile per essere “raggiungibile”. Non è stata la solita scontata campagna elettorale, al contrario è riuscito a trovare strade, alternative e nuove. Ha messo il cittadino, l’americano medio e la sua soggettiva realtà al centro di un motore di cambiamento sociale, politico e di immagine a cui l’intero popolo aspira. Dal suo sito ufficiale e da molte community, ha aperto diversi gruppi di discussione suddivisi per categoria sociale, gruppi etnici e inoltre una sezione “Student for Obama” dedicata ai giovani, agli studenti che furono i primi, all’inizio della sua ascesa, a metterlo in difficoltà, superate tra l’altro con grande destrezza.   Solo parole dei media o c’è qualche verità? Ho voluto chiedere allora a qualche giovane americano. I nostri coetanei d’oltre oceano sembrano davvero informatissimi riguardo l’attualità politica del loro paese, possiedono una loro mentalità e delle loro idee personali davvero ammirevoli (ironicamente penso: “proprio come in Italia!”). Mi viene spiegato come Obama e il suo vice Joe Biden hanno messo appunto una serie di riforme che permette di rendere accessibili i college e le università americane assegnando agli studenti con difficoltà economiche 4000 dollari di finanziamento reintegrandoli poi con l’impiego degli stessi nella loro realtà scolastica in 100 ore lavorative all’interno del loro campus. Nel corso degli ultimi 8 anni, inoltre, il corpo insegnante è cresciuto del 30% e i costi della vita universitaria (vitto e alloggio, luce, gas etc.) sono aumentati senza controllo rendendo l’opportunità di un’istruzione superiore impossibile a milioni di americani. “Make college a reality” è una riforma imponente che porterà l’aumento degli studenti di circa il 50% e quindi una qualità di insegnamento e di professionalità ancora maggiore e alla portata di tutti. Entrambi i fautori di questa riforma, nati in famiglie borghesi, hanno dovuto ricorrere a prestiti per realizzare a pieno la loro istruzione.

Tutti i ragazzi con cui parlo mi lanciano in diversi modi lo stesso messaggio: ” È il momento di una nuova direzione per gli USA e Barack Obama è la persona adatta per attuare il cambiamento che tanto desideriamo”. Politico atipico ed utopico? Sicuramente ascoltando i discorsi e i progetti del new president sorgono sentimenti di ammirazione sincera, per un uomo che chiede al proprio popolo di credere prima di tutto in se stesso e non in lui. Credere ed essere credibili: facoltà che i nostri politici hanno già perso da tempo. L’uomo del cambiamento, l’icona di “hope and progress”, il futuro di una America che vuole liberarsi dalle malefatte repubblicane, chiama il suo popolo a rispondere a questa importante chiamata. Change. A noi italiani cosa rimane? Oltre la fama per spaghetti e pizza, volendo prendere solo gli aspetti positivi, non possiamo far altro che guardare questo mondo che cambia, questa Italia che vuole cambiare ma che rimane sempre la stessa. Possiamo, però, prendere come esempio l’invito a credere non solo nei politici che governano a Roma ma di credere in noi stessi, sperando che tra noi si nascondano i futuri “Obama d’italia”, si nascondino uomini “rivoluzionari”, di credere e di partecipare attivamente a un cambiamento che parte dal basso, da noi… e poi che cosa dire? Yes! We can! Change!

Daniele Palumbo