Pubblicato il: 23 Gennaio, 2010

Benedetto Craxi, quel “Vangelo” non è tuo

Trent’anni fa moriva Nenni, ma tutti pensano a Benedetto Craxi, in arte Bettino. Si potrebbe obiettare che l’anziano leader socialista non fu mai una cima. E allora che dire del suo delfino, fine tattico ma mediocre stratega, o meglio, stratega del nulla? Nessuno ci ha ancora spiegato quale sia stato il programma politico di Bettino Craxi, il contenuto di quel nuovo corso socialista di cui tanto si riempiva la bocca. Ci provò Luciano Pellicani, scrivendo un articolo per “L’Espresso” nell’agosto del 1978: in calce al titolo, “il Vangelo Socialista”, appariva furbescamente la firma del segretario del partito. In questo senso Craxi fu davvero un innovatore. Anticipò la politica dei ghost writers e degli spin doctors, quella politica fatta di nulla il cui solo fine è conquistare e mantenere il potere, fuori da ogni orizzonte politico o ideale. Che cosa c’entrasse la politica del PCI con il marxismo- leninismo, Craxi non lo spiegò mai, ma quel testo ebbe l’effetto di rompere a sinistra e di collocare il PSI su “posizioni liberalsocialiste”. A parole, ovviamente. Il Proudhon campione della piccola e autonoma proprietà, e “l’alleanza tra il merito e il bisogno” ci vengono gabellate come intuizioni. Ma cosa c’era di nuovo nel riprendere strumentalmente l’armamentario ideologico della sinistra liberale e azionista, salvo poi non realizzarne nulla, anzi fare il contrario? I sacerdoti del craxismo ammoniscono a non leggerne la vicenda politica con le lenti della magistratura. Non spiegano come si possano omettere i metodi di Craxi, quelli già noti prima del 1992 e persino vantati dai suoi supporters, entro un giudizio politico su chi ha preteso di ergersi a paladino del “merito”. Tutti sanno quanto contasse, quest’ultimo, nell’Italia del CAF: la spesa pubblica quale instrumentum regni, l’incesto tra economia e politica all’apogeo e quel debito pubblico che finì per raddoppiare. Fu la DC a impedirgli di fare le riforme? Se davvero ne avesse avuto in testa un barlume, qualcuna l’avrebbe fatta, invece di partecipare esclusivamente alla lottizzazione della grande torta statale. Fu la DC che lo costrinse a farlo così avidamente? Quali furono, poi, le misure volte a sostenere “il bisogno”? Bettino Craxi fu uomo d’energia e ambizioni napoleoniche. In questo solo riuscì a eccellere. Il suo temperamento ci spinge ad accostarlo a due altre personalità: Francesco Crispi e Benito Mussolini. Se il primo lavorò con Garibaldi, il Duce e Craxi ne furono ferventi ammiratori. Povero Generale, infelice eroe.

Enrico Sciuto

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