Pubblicato il: 6 Giugno, 2009

Bordeaux, la farfalla sobria

bordeaux Terra d’Aquitania, dove l’occhio si consuma tra frasche e vigneti sui pendii delle colline nel tentativo di bagnarsi nell’Atlantico a Pilat. Bordeaux come il colore dei frutti della terra e del mare, come i tramonti sul suo molo. Tramonti che la città ha visto solo da qualche secolo a questa parte, dato che prima il sole su questo regno non tramontava mai. Il nome per imporsi sulle tinte dei pastelli ocra e avorio che ne disegnano le superfici. I bordolesi camminano silenziosi e con passo leggero al mio arrivo, astronauti in un paesaggio lunare sgravato dal deterioramento del tempo; la zona di Porto della Luna è stata recentemente restaurata entrando di diritto nel patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco con la sua ariosa isola pedonale, con le sue tre chiese, con i suoi tram che strisciano senza far rumore come serpi d’acqua. Allo scenario grave di betoniere e cantieri di qualche anno fa si sostituisce il fascino del suo corpo nudo, della sua silhouette che si staglia sulle acque della Garonna. Fascino discreto della borghesia. Non ostenta, sa di avere, perché è e sarà la terra a darglielo. Grandeur medievale di cittadine, castelli, chiese gotiche circondate da vigne a perdita d’occhio. Prima nel bozzolo, ora leggera. Farfalla di giorno, falena nella notte in cui ogni piazza, fontana, palazzo viene illuminata. È un paesaggio fiabesco da C’era una volta, e di principi e principesse devono esserne passati. Ma a colpirci per l’illuminazione e l’ambientazione mozzafiato è il Palazzo della Borsa. Capiamo quindi chi regna da queste parti. Non tanto i Grimm di Cinderella, bensì paioli d’oro, o meglio coppe rubino. L’illusione si consuma nello spazio ristretto della Porta Cailhau e della Grosse Cloche per proiettarsi poi lungo la Garonna che guarda da lontano il Nuovo Continente. Il filo teso tra poesia e follia, tra sogno e realtà è un ponte di pietra, che nonostante le sembianze compie diciassette balzi leggiadri per congiungere Bordeaux con la sorellastra, quella che ai balli e ai ricevimenti non viene invitata. La Bastide, sobborgo un tempo escluso dai vezzi della Rive Droite, oggi orgogliosamente centro archeologico rivisitato dall’Università e da boschi fatati formato città.  Il lieto fine come in ogni favola che si rispetti: e vissero felici e contenti. Tutti, ma proprio tutti. Perché nonostante l’apparente status che la relega a città in una palla di vetro, Bordeaux è anche città cosmopolita e il quartiere di Saint-Michel ne è la prova. Tutto questo per ricordare che Bordeaux non è solo una dicitura su un’etichetta. È un regno che fu, storie di cappa e spada. Lontano lontano da Parigi. Questo spiega la cordiale antipatia tra le due città e il tentativo d’indipendenza patrocinato dalla città della Gironda. Nel Médoc, ebbro di piacere e sobrio di portamento, le farfalle si posano leggere su rubini rossi. L’oro lo lasciano alle gazze di Versailles.

Luca Colnaghi

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