Pubblicato il: 15 Gennaio, 2010

Budapest, Parigi dell’Est

Più cosmopolita di Praga e più romantica di Varsavia, questa è Budapest, quella che è chiamata con orgoglio dagli Ungheresi la Parigi dell’est.

Sdraiata su un’ansa del Danubio, tra la collina di Buda e la Grande Pianura ad est, la città dalle due anime regala ai turisti attimi di rara magia che condensano per via del vapore dei bagni termali sulle vetrate delle sue belle chiese.

Buda è il polmone verdeggiante della città, oggi abitata da famiglie benestanti che vogliono sottrarsi dal dedalo architettonico di Pest.

Dal Ponte Elisabetta si raggiungono la collina dei Gellèrt con i suoi celebri bagni. In cima la cittadella e la statua del monumento. Camminando verso nord sul versante di Buda la collina del Castello con i suoi caffè, il labirinto che farebbe la gioia della redazione di Voyager. Poi ancora il bastione dei pescatori, un castello fiabesco che sembra di fattura medievale e che nasconde un’anima modernissima, e la Chiesa di Mattia Corvino. Più in là, la tomba di Gul Baba, derviscio ottomano che partecipò alla presa di Buda nel 1541, con la sua bella teteria che sembra un portale su Istanbul. Oltre, solo la periferia e Obuda, la città vecchia, carciofo da esfoliare per scartare i brutti condomini visibili dalla strada principale e scoprire le rovine romane e gli altri inestimabili tesori archeologici.

Passiamo a Pest dal Ponte della Catene dal quale si tocca con lo sguardo l’isola Margherita al centro del Danubio. Di fronte a noi il Parlamento. Camminando verso sud lungo l’itinerario che prima avevamo solo percorso con lo sguardo incontriamo la via degli acquisti. Virando a nord ancora, il teatro dell’Opera, La Basilica di Santo Stefano e Andrassy Ut. Alla fine la si gira bene a piedi. Nonostante l’efficiente e ben sviluppata rete di servizi pubblici, Budapest è ancora una città da scoprire a piedi anche di inverno, quando il freddo e il vento sono più impietosi.

I suoi drammi passati, le sue speranze future, le difficoltà del presente sono da mettere in ordine con pazienza. Come le 54 tessere del celebre cubo di Rubik. Lui, ungherese, l’aveva capito: ogni storia è leggibile in 43 quintilioni di combinazioni diverse.

Luca Colnaghi

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