Che – L’Argentino
Ernesto Guevara de la Serna, a tutti conosciuto come il “Che”. Un uomo, un rivoluzionario, un simbolo. 1955, Messico. Ernesto, giovane medico argentino, incontra a Città del Messico alcuni esuli cubani tra cui Fidel Castro, avvocato, e suo fratello Raul. Lì aderisce all’idea della rivoluzione, portata avanti dal Movimento del 26 Luglio di cui Fidel era a capo, nella convinzione che solo la lotta armata avrebbe potuto sovvertire la dittatura di Fulgencio Batista. Ernesto, assieme ad altri 82 uomini, sale sulla nave che il 25 novembre 1956 parte alla volta di Cuba e sbarca in terra cubana il 2 dicembre. All’arrivo, l’attacco dei militari decima i ribelli. Solo una ventina si salvano e si rifugiano nella Sierra Maestra, da dove iniziano le prime azioni di guerriglia. Il comandante Che inizia intanto a reclutare sempre più uomini del popolo, molti si offrono volontari, ma la resistenza della dittatura è ardua. Nel dicembre 1958, a Santa Clara si svolge la lotta che probabilmente decide la rivoluzione. Il Che e la sua “squadra suicida” entrano nella cittadina e dopo giorni di battaglia sanguinaria riescono a prendere il controllo costringendo gli avversari alla resa. Batista si rende conto che la rivoluzione sta avendo il sopravvento e così il primo gennaio 1959 fugge nella Repubblica Dominicana. Il giorno seguente i rivoluzionari entrano a La Havana e concludono la lotta armata.
Sodenbergh ci mostra la storia del Che uomo e rivoluzionario, il Che che non è quello delle magliette, ma che è prima di tutto un uomo ed un medico. È un uomo che soffre di attacchi d’asma, ed è anche medico che si preoccupa delle cure ai suoi uomini ed alla popolazione cubana. È anche un uomo di cultura: anche durante la guerriglia legge e scrive moltissimo. L’aspetto umano è fondamentale: il Che è benvoluto da tutta la popolazione cubana, sia per aver liberato dalla dittatura di Batista ma anche per l’attenzione verso il popolo stesso. Sodenbergh ci racconta questo pezzo di storia con continui cambi di ritmo, la rappresentazione non è assolutamente lineare: alle scene di guerriglia si alternano l’intervista al Che ed il suo famoso intervento all’ONU e spesso si va avanti ed indietro nel tempo. Nulla da eccepire sull’interpretazione del comandante: Benicio Del Toro è praticamente identico, e per questo riesce a dare credibilità al suo personaggio, un personaggio completamente diverso da quello visto ne “I diari della motocicletta”.
Per dare un giudizio definitivo non resta che attendare la seconda ed ultima parte del dittico, “Che – Guerriglia”.
Diego Bonomo