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[Ciclo cinema cittadini] Arena Argentina e rimembranze catanesi

Non è stato facile ricostruire le vicende dell’arena Argentina (nata nel 1945), perché non tutti sono disposti a raccontare, alcuni che avrebbero potuto sono deceduti, altri non sono ben informati. Abbiamo potuto ricostruire qualcosa grazie alle informazioni di Rosita Pastore, figlia di Salvatore Pastore, proprietario dell’arena purtroppo non in vita, Tommaso Palermo ex socio della cooperativa Azdak (non più esistente) e Nino Pecorino, proiezionista e tecnico con grande esperienza di festival.

Rosita Pastore: “ L’arena Argentina prima di essere arena, era teatro. I miei ricordi sono molto vaghi perché già quarantuno anni fa, quando avevo sette anni, l’arena in Via Vanasco 10, non era più un teatro, si proiettavano solo film. Tuttavia sotto il palco c’erano ancora le catene, un pianoforte e molti vestiti di scena. Ricordo che il palco era di legno, nonostante fosse all’aperto e che successivamente, venne rifatto in cemento armato, come è ancora oggi. Un episodio che mi viene in mente, capitò quando mio padre decise di fare un “tetto” invernale all’arena: così chiamò un operaio del circo per mettere un tendone sull’arena, proprio come nei circhi. Il caso volle che il tendone volasse via e che contemporaneamente l’operaio che si era occupato del lavoro, venisse arrestato (per ragioni sue personali che non riguardavano mio padre); così Salvatore Pastore fu costretto ad andare e venire dal carcere per  farsi spiegare come smantellare l’enorme tenda che si era rivelata poco pratica e funzionale.”

Tommaso Palermo: “ In origine la famiglia Pastore aveva l’arena Argentina e la gestione dell’arena Ideal (oggi abbandonata), la più bella di Catania, a mio parere, per il meraviglioso gelsomino che profumava l’aria. Nel 1981 chiusero entrambe e in quell’anno la cooperativa Azdak, di cui facevo parte, aveva il cinema Mirone in gestione da due anni. Chiedemmo ai Pastore la gestione dell’Argentina e nell’estate dell’ 82 la prendemmo in affitto: c’erano tante cose da sistemare perché per un anno l’arena era rimasta chiusa e così l’apertura fu tardiva, nel mese di luglio. Il film di apertura fu Gli anni struggenti di Vittorio Sindoni e così, con l’ingresso libero, venne moltissima gente. Come è andata quest’avventura? Bene, noi in quel tempo avevamo il cinema Mirone, attuale King, e lì facevamo programmazione d’essai in una zona molto malfamata di Catania, ma a noi non accadde mai nulla di spiacevole. Trasferendoci al centro, immaginavamo che la situazione sarebbe stata analoga, ma non fu così. I primi anni furono difficili, eravamo visti come intrusi e anche se molta gente del quartiere cominciava a frequentare l’arena, i bulletti della zona ci fecero guerra fino all’87-88 circa: sabotavano, facevano rumore, gettavano fiale puzzolenti prima dell’apertura serale, ogni tanto venivano fuori a disturbare e insultare. Cercammo di non fare notare tutto questo al pubblico, in quegli anni l’arena era molto frequentata. Alla fine degli anni ’80, finalmente riuscimmo ad avere un po’ di pace. Io mi occupai personalmente della programmazione all’Argentina fino al 1991: sapevo che l’arena non era come il Mirone, ma tentavo comunque di inserire film d’essai poco conosciuti; in alcuni casi si trattava di occasioni strepitose come Il silenzio degli Innocenti che vinse l’oscar l’anno dopo la sua uscita nelle sale e che a Catania quasi nessuno vide, all’arena fu un grande successo. Nell’81 l’arena aveva chiuso perché le televisioni private spopolavano, perciò noi alternavamo film nuovi a film vecchi, per stuzzicare il pubblico e a volte andava molto bene. Tuttavia in quel periodo a Catania chiusero venti, trenta arene: rimasero l’Argentina, l’Adua, la Miramare e la Corsaro (molto piccola). Mi ricordo che una sera, per caso, misi Psyco e fu in quell’occasione che ci venne in mente di fare la programmazione dell’arena, ovvero un programma strutturato e prestabilito, così fummo i primi a farlo a Catania.  Il fine settimana facevamo film commerciali anche se stavo attento a non scegliere film che tutti avevano già visto, il venerdì film di paura, il mercoledì cinema d’essai, il giovedì il cinema italiano. Questa fu un’ottima trovata perché la gente si legava a noi. Il pubblico era quindi molto vario: c’erano quelli del quartiere, quelli che venivano tutte le sere, persone che al cinema non andavano mai. Ad un certo punto trasferimmo all’arena la rassegna di fine stagione dell’Ariston, che vantava firme come Pasolini, Visconti, Truffaut e tanti altri. L’unica arena che faceva film impegnati a inizio stagione era l’Argentina, ma potevamo farlo perché avevamo il pubblico del cinestudio che negli anni novanta era molto numeroso, 2500 iscritti circa. Da sempre l’Argentina è il regno dei gatti; facevano le cucciolate poco prima che aprisse l’arena. Una figura fondamentale a tal proposito, era quella del Signor Privitera (scomparso alcuni anni fa) che era maschera al cinema Odeon. Quando andò in pensione si trasferì di sua volontà all’Ariston; stava bene con noi e tutti pensavano fosse un nostro dipendente, in realtà non lo era, aveva la sua pensione e non voleva niente in cambio per la sua collaborazione. All’arena la sua attività preferita  era dare da mangiare ai gatti tutto l’anno.”

Nino Pecorino: “ Ho molti ricordi dei cinema di Catania, ricordi che molti riconoscono nel film Nuovo Cinema Paradiso io li ho vissuti. Parlo di un cinema che ha vissuto dal 1936 al 1960 in via Messina, il Lux (forse a 200 posti non ci arrivava), che lavorava in contemporanea con il cinema Garden (attuale Alfieri): c’era il ragazzo con la bicicletta che trasportava il primo tempo e  il secondo tempo da un cinema all’altro e c’era  la gente che protestava se v’era ritardo. Io ero un ragazzo ma la memoria mi conserva ancora questi ricordi bellissimi. Al cinema Lux cominciai con un piccolo proiettore a carboni della Cinemeccanica; utilizzavamo bobine di 600, 700 metri. I carboni erano quelli neri, a bassa intensità, infatti quando andai all’arena Campione il proiettore nuovo che avevano mi sembrò eccezionale. Dodici anni fa mi chiamarono al festival di Taormina e allora, al Teatro Antico proiettavamo ancora i film con i carboni! Certo sono stati fatti passi da gigante e oggi il digitale è in ascesa, ma molto tempo fa l’arrivo della pellicola nuova, che più non bruciava, fu un traguardo più sospirato. Io ebbi una terribile esperienza con la pellicola infiammabile quando facevo le proiezioni nella Chiesa di Monserrato: la pellicola prese fuoco ed io ebbi la fortuna, perché solo di questo si tratta, di trovarmi accanto al proiettore e quindi di fare in tempo a rompere i cosiddetti ricci  così che si è rovinato solo quello che interessava il proiettore. Di arene ne ricordo tante, la più bella era la Miramare, una fioriera, dove sono stati costruiti dei palazzi; l’arena Splendor , una delle migliori di Catania, che stava di fronte al cinema Recupero ed era enorme, (un ambiente diviso in tre settori e una tribuna) e che subì la stessa sorte della Miramare, palazzi e palazzi.  Per quanto riguarda l’arena Argentina io ricordo che facevano caberet e varietà, subito dopo proiettavano il film anche perché la gente veniva proprio per la proiezione. Erano tante piccole compagnie teatrali che lavoravano all’arena, alcune arrivavano da fuori. Io parlo degli anni 40-50, quando una donna che mostrava le gambe su un palcoscenico era uno scandalo, così che, le famiglie erano restie a frequentare l’arena Argentina. Tuttavia l’Argentina fu un punto di riferimento per i catanesi e quando finì il varietà e il teatro, la gente continuò ad andarci in estate. L’Argentina ha sempre lavorato anche se oggi non ha impianti all’avanguardia. Non ci vanno solo i giovani, ma anche gli adulti e gli anziani. E le ragioni risalgono al macero delle copie delle pellicole: per intenderci, oggi un film esce in 50, 60 copie che vengono distribuite nelle varie sale; a distanza di un anno vengono tutte mandate al macero e in circolazione ne restano due o tre copie, a volte anche una a volte nessuna. Molte si perdono e allora gli attuali gestori dell’arena tramite le cineteche nazionali e i collezionisti catanesi  e non solo (a Catania ci sono molti amatori di pellicole e cinema in genere), riescono ad avere anche le copie più improbabili. Ricordo che proiettarono Sette spose per sette fratelli, uno dei primi film in 70 mm che uscì qui a Catania, straordinario. Questo è un tipo di film che i giovani sconoscono e che gli anziani rivedono volentieri, così vanno al cinema: è questo il segreto dell’Argentina.”

Elena Minissale