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Controccorrente: ovvero come rompere con l’UE

“Un vento di destra soffia sull’Europa”, si sente dire di questi tempi. Mentre la Spagna di Zapatero si  trasforma in una moderna società europea in perfetta sintonia con il mondo globalizzato, l’Italia, e prima ancora la Francia, hanno deciso di affidare le proprie sorti a partiti populisti e pseudo liberali. Il Popolo della libertà e l’Unione per un movimento popolare sono partiti costruiti intorno al leader, basati su un’idea personalistica del potere, sono formazioni presidenzialistiche architettate per raggiungere il potere e mantenerlo a vantaggio dell’esponente di punta. Ma, al di là della reale natura di tali formazioni politiche, ciò che rende confusa Bruxelles è il palese filo-americanismo e il latente anti-europeismo di Nicolas Sarkozy e Silvio Berlusconi: entrambi condividono perplessità riguardo all’euro e alla politica della Banca Centrale Europea, entrambi sono alla guida di Paesi con problemi economici.

L’ultimo governo Berlusconi ha inevitabilmente contribuito a screditare l’affidabilità dell’Italia agli occhi dell’Unione Europea; l’avvicinamento dell’Italia alla politica statunitense non ha fatto altro che scoraggiare il rafforzamento dell’Unione stessa, che necessita di una certa omogeneità per quanto riguarda le condotte degli stati membri, anche in ambito extra-europeo. La politica estera italiana, si sa, non ha mai brillato per coerenza. Per questo tutti si aspettano un ritorno alla linea filo-atlantica tipicamente berlusconiana a discapito dell’operato del precedente governo di centrosinistra, che aveva tentato di rivendicare una certa libertà di movimento nei confronti degli USA, riconsegnando all’Italia il ruolo di intermediario con il vicino oriente. Tutti gli ultimi governi hanno sperato, infatti, di riconquistare quella centralità nell’ambito della politica internazionale che la penisola aveva avuto fino agli anni ottanta. Certamente anche Berlusconi punterà a questo obiettivo, percorrendo, però, strade diverse.

Ciò che non può assolutamente essere messo in discussione di quest’ultimo è, infatti, lo straordinario fiuto per gli affari. Come spiegare altrimenti l’immediato incontro post-elezioni tra il leader del Pdl e Vladimir Putin? I rapporti diplomatici tra Russia e Italia non potranno che rafforzarsi dopo i numerosi accordi stretti da Gazprom con Eni. Le stesse prerogative commerciali in territorio russo della Germania, locomotiva dell’Europa unita, sarebbero messe in discussione. Infatti, grazie al rapporto personale tra Putin e Berlusconi, l’Italia è considerata dal Cremlino il partner economico più attendibile. Le affinità e gli interessi comuni di Mosca e Roma potrebbero coinvolgere anche Parigi. Le tre città sono ormai divenute capitali del populismo e, inoltre, un eventuale triangolo Russia- Francia- Italia diventerebbe un serio pericolo per la stabilità dell’Unione europea.

Nicola Del Medico