Pubblicato il: 2 Gennaio, 2009

Da bere agli assetati: intervista a Anna Li Vigni

anna-li-vigniProtagonisti di questo romanzo (edito da Di Girolamo, pagg.178 € 15) sono due elementi  in conflitto tra loro: Palermo e l’acqua. Si può ricavare una storia gradevolissima prendendo spunto dalla perenne crisi idrica che attanaglia una città? Sì, se l’idea viene a un’autrice brillante, dotata di raffinato senso dell’umorismo. Anna Li Vigni è nata a Palermo, dal 2005 collabora col supplemento culturale Domenica del Sole24ore, e in questo godibilissimo romanzo parte da una situazione di disagio (la cattiva gestione delle risorse idriche in Sicilia) per far emergere contraddizioni, prepotenze e malcostume. Un libro attualissimo considerando le vicissitudini e le polemiche sull’affidamento della gestione del servizio idrico all’Ato. Questo libro è una sorsata di acqua fresca, a tratti delirante, estasiante, spumeggiante, esplora nuovi territori narrativi in grado di fare vibrare corde disperatamente umane, libero da canoni e stereotipi commerciali.

Intervista ad Anna Li Vigni

D. Anna, come ti è venuta l’idea di scrivere un libro dedicato all’acqua?

R.  Essendo tornata a vivere a Palermo dopo alcuni anni a Milano e in Germania, ho preso un appartamento in una zona popolare del centro e ho improvvisamente riscoperto il magnifico mondo della mancanza d’acqua, dei motorini, delle cisterne di raccolta, degli idraulici da chiamare di continuo. Poi, in questi ultimi anni, la situazione si è “normalizzata” da questo punto di vista, almeno nelle zone centrali della città. Ma io avevo già scritto il romanzo e Palermo ha continuato a sembrarmi una città poco normale, perciò ho deciso di pubblicarlo lo stesso. Inoltre il problema dell’acqua è solo una metafora un poco originale per raccontare un mondo metropolitano, un modo di essere della città. L’input me l’ha dato un mio amico olandese che, facendo un giro su google maps sulla città di Palermo, ha notato con curiosità e ironia, tutte le cisterne azzurre sui tetti dei palazzi. Un’immagine surreale.

D. Questo romanzo è più dramma o commedia?

R.  Dramma o commedia è una definizione che si può dare più a un testo teatrale che non a un romanzo. In ogni caso, l’impronta è assolutamente ironica e scanzonata, leggera, proprio perché la realtà descritta – cioè la vita quotidiana di una persona normale in una città per nulla normale – è pesante in tutti i sensi. Dunque prevale il comico, ma spesso l’ironico cede il posto al sarcastico e al grottesco, per via dell’inevitabile ed evidente tragicità di alcune situazioni locali, soprattutto del centro storico di Palermo.

D. Cos’è per te la scrittura?

E’ un esercizio critico prima di tutto, che richiede una fatica mortale, perché durante le tue riflessioni sulla realtà, sul modo di essere dei tuoi personaggi, sul mondo che andrai a rappresentare per via letteraria, metti in discussione la tua visione del presente e del futuro. E poi si tratta di un esercizio pratico anch’esso molto faticoso: non credo nella scrittura di getto e nell’ispirazione improvvisa. Ci vuole un progetto, ci vuole molta riflessione, ci vuole un esercizio assiduo di scrittura e composizione, ci vuole avere la lucidità di rivedere mille volte il testo per migliorarlo ed emendarlo. D’altronde, anche Dio, se avesse potuto, l’universo l’avrebbe creato in un giorno solo: invece ha avuto bisogno di ben sei giorni. Figuriamoci uno scrittore, di quanto tempo e di quanta energia può avere bisogno per creare i suoi piccoli mondi.

D. Cosa ne pensi del fatto che si vogliono affidare ai privati i servizi idrici dei Comuni?

R. Penso che non cambierà molto. Prima i comuni esercitavano una “mediazione” piuttosto incisiva, ora saranno interamente responsabili. Forse potrebbe significare un leggero miglioramento per le realtà minuscole, ma non per le grandi città, dove gli investimenti ingenti attirano su di sé maggiore interessa da parte dei politici. L’individuo rimarrà sempre a guardare, qualsiasi cosa succeda nel bene e nel male. Ma penso che per molti cittadini siciliani, stare a guardare cosa fa chi governa in vece loro sia una scelta consapevole: credo ne siano contenti.

D. Cosa ne pensi dei siciliani, e dei palermitani in particolare?

R.   Detesto citare Sciascia ma, per quanto sia scontato, devo farlo. La Sicilia è un’isola di isole. Ogni città, ogni paese è un’isola a sé stante. Dunque degli altri siciliani non posso dire nulla di preciso che non sia frutto di semplice impressione. Dei palermitani dico che sono persone piene di talento e a volte di genio ma, per quanto concerne averci a che fare per lavoro, trovo sia più proficuo e gradevole incontrarli fuori dalla Sicilia.

Salvo Zappulla

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