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[Serie Delitti] Caso Annarella Bracci (seconda parte)

In foto – Marta Fiocchi

La sera del 18 febbraio 1950,  una tredicenne, Anna Maria Bracci (detta Annarella), residente nella borgata di “Primavalle”, venne incaricata dalla madre di effettuare alcune commissioni per la cena, così intorno alle 19:30 la ragazzina procedette per il solito giro tra vicinato e botteghe, salvo il fatto che non rincasò mai più.

Le indagini

Come riuscirono i carabiniere ad individuare immediatamente la zona dove, il 3 marzo 1950 [1], sarebbe stato ripescato il corpo privo di vita della piccola Annarella Bracci? Bisogna fare qualche passo indietro. A cavallo tra il 18 e il 19 febbraio fu la madre di Annarella a denunciare la scomparsa della figlia, Marta Fiocchi. Non vedendo tornare la figlia, dopo tre ore di ricerche si rivolse ai carabinieri. Questi su pressione dell’intera borgata di “Primavalle” (ormai era diventata una questione politica, una lotta di classe), dichiararono ufficialmente la scomparsa il giorno dopo e si adoperarono nelle ricerche che risultarono infruttuose. Nessuno aveva visto Annarella, la bambina non si trovava nei paraggi, neppure un sondaggio tra i vicini di casa e i luoghi più frequentati portò a dei risultati soddisfacenti. La svolta si ebbe il 23 febbraio Melandro Bracci (nonno della bambina) raccontò alle forze dell’ordine un sogno che aveva fatto la notte prima: aveva sognato la nipote. Annarella gli appariva triste in volto, lo prese per mano conducendolo in un posto in aperta campagna. Giunti in quella zona agreste gli indicò un pozzo invitandolo a guardare dentro. Fu proprio in fondo al pozzo che il nonno vide il corpo esanime della ragazzina riaffiorare parzialmente dall’acqua. I carabinieri avevano valutato ogni possibile tipo di indagine
pertanto presero in considerazione anche il paranormale cercando di interpretare il sogno del nonno.

In foto – Melandro Bracci

In effetti dopo qualche giorno di ricerca, avendo individuato in via La Nebbia (zona Montemario) la campagna del sogno, riuscirono ad individuare il pozzo, dentro c’era davvero il cadavere di Annarella. Perché i carabinieri accettarono questo avvenimento come un intuizione extrasensoriale e non vi collegarono, per esempio, la ricompensa di 300.000 lire che intascò il nonno per aver trovato la nipote?  Una ingente somma che un Barone, commosso dalla storia, aveva messo a disposizione per chi avesse trovato la bambina. Neppure le attenzioni da parte dei carabinieri nei confronti di altri familiari portò a dei risvolti importanti, sia il fratello, la madre e l’amante di questa, avevano un alibi di ferro. Annarella aveva un fratello disabile Mariano,  particolarmente violento e frustrato, era disoccupato a causa di una grave disabilità. La madre non era da meno: si prostituiva per mantenere la famiglia (il padre di Annarella aveva divorziato per adulterio e si era portato via due figli maschi), i rapporti con la figlia erano tesi. Annarella aveva testimoniato contro di lei nel processo di separazione dei genitori facendole perdere la causa di divorzio. Infine, un’altra figura particolarmente rilevante fu quella di Adamo Moroni, amante di Marta Fiocchi…
   

    CONTINUA…
Girolamo Ferlito