Pubblicato il: 30 Dicembre, 2010

Devil’s playground

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Londra. Una grossa casa farmaceutica inizia a sperimentare un nuovo farmaco su un gruppo di 30.000 volontari. Dopo due mesi, quello che doveva essere un semplice energizzante rivela invece danni collaterali devastanti, trasformando le persone in zombie affamati di carne umana e in grado di trasmettere questi effetti attraverso un morso. Solo una persona, Angie, risulta immune al virus che sta distruggendo la popolazione londinese e Cole, l’agente incaricato della sicurezza dei laboratori, deve assolutamente trovarla…

Realizzato con un budget ridotto e diretto dal regista esordiente Marc McQueen (“Best director” al British Horror Awards), “Devil’s playground” è un film scontato e con una sceneggiatura senza alcuna originalità: ci sono gli zombie, un virus letale e terribile e un’unica persona immune, incaricata di salvare i suoi simili. Niente che non si sia già visto nei più celebri “28 giorni dopo”, di Danny Boyle, o ne “L’alba dei morti viventi” di Zack Snyder ( a sua volta remake del film “Zombi” di George A. Romero). L’inizio intriga, fa ben sperare, ma la delusione è tanta quando si riesce ad indovinare ogni sviluppo della storia. Senza contare la love story della protagonista e il finale quasi strappalacrime, assolutamente inutili, e una location (la capitale britannica) che perde qualsiasi suggestione. Inoltre vengono affrontati diversi argomenti – l’istinto di sopravvivenza, l’amicizia, la lealtà, il bisogno di riscatto – in modo superficiale e confusionario, rendendo i personaggi poco credibili e coerenti. Il sangue c’è, e si vede; del resto – angoscia, paura, tensione – nessuna traccia. Peccato per gli effetti speciali, buoni nonostante sia un prodotto a basso costo. Se ne consiglia la visione – se strettamente necessaria – solo agli appassionati del genere.

Mariangela Celiberti

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