Pubblicato il: 19 Dicembre, 2008

Diplomifici e laureifici: verso una nuova e proficua concezione di studio

laureaPer definire qualunque cosa di cui si intenda parlare è necessario conoscerne il significato. Il termine “studio” è una parola di origine latina (deriva da studium) che significa zelo, applicarsi con impegno. Tale parola viene utilizzata, in numerosi ambiti e contesti, con differenti accezioni (dallo studio come ambiente di lavoro all’atto dello studiare, ecc.). Nel contesto scolastico possiamo naturalmente riferirci all’applicarsi, con impegno o meno, a delle attività che  hanno, come scopo, quello di fare crescere cognitivamente, affettivamente, creativamente, ecc. chi si accinge a percorrere un iter che lo condurrà, attraverso vie impervie e tortuose, all’obiettivo finale: il diploma o la laurea. Purtroppo non tutte le scuole secondarie superiori, e al fianco di esse diverse università per ciò che concerne le lauree ed i diplomi universitari, sono definibili realmente agenzie formative ed educative. Alcune di esse non fanno altro che promuovere studenti che non hanno maturato le competenze necessarie per proseguire il cammino, sia scolastico che accademico. Un numero esiguo, e poco rilevante, di queste scuole secondarie superiori sono statali. Il reale problema sorge, invece,  con le cosiddette scuole “private” o paritarie. Dietro queste ultime c’è un vero e proprio business che permette, a quanti possano permetterselo, di “conseguire”, a fronte di una spesa che si aggira intorno ai 3.000 euro (mille euro più, mille euro meno in proporzione al voto che si “vuole” ottenere), un diploma legalmente valido ma che non è assolutamente corrispondente alla preparazione di colui che lo ha conseguito.

Un riferimento a parte meritano le Università. Alcuni atenei statali, con particolare riferimento alle sedi distaccate, ed alcune Università private hanno un elevato numero di iscritti perché, conseguire la laurea presso essi, non è un percorso arduo ma sostenere e superare esami è talmente semplice da non comportare alcun carico di lavoro. Si tratta di veri e propri “diplomifici” e “laureifici” che hanno una logica del percorso scolastico ed accademico distorta e che si allontana, fortemente, dai principi etici e morali di coloro che, invece, percorrono il duro iter quinquennale che li condurrà alla maturità o alla laurea. Proprio su questi ragazzi, gli “studenti veri”, grava il peso di queste scuole ed università fantasma i cui diplomandi-laureandi raggiungono il titolo anche senza aver frequentato un giorno di scuola o senza aver sostenuto, nel caso di alcune università on line, realmente esami. Nonostante i due percorsi non conducano all’acquisizione delle stesse competenze, il valore legale è lo stesso e, questo, non è sicuramente un buon esempio di offerta formativa, didattica ed educativa. Si dice che siamo in una società complessa…ma cosa c’è di complesso nel mettere mano al portafogli? Forse tutto si può comperare, forse a tutto può essere dato un prezzo…altro che società complessa. Quella odierna sta divenendo una società che ha come slogan “in pecunia stat virtus” e si slitta, così,  dalla oramai obsoleta logica del “cogito ergo sum” alla logica del “pecunia ergo sum”.  Riflettere su tale condizione può forse aprire un barlume di speranza che conduca al credere, realmente, nella vera formazione, scolastica ed accademica.

Giovanna Cataldi

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