Pubblicato il: 22 Settembre, 2009

E se davvero tu vuoi vivere una vita più fragrante…

daniloUna voce da un paese lontano ma che è spesso sulla bocca di tutti e sulle prime pagine dei quotidiani. Danilo Sgroi, un ragazzo catanese che vive attualmente in Israele è stato ben felice di donare una briciola della sua esperienza a noi de Lo Schiaffo e a voi cari lettori. Sono un giovane di 22 anni che cerca di realizzare i propri sogni. Uno di questi è divenuto realtà: mi trovo qui, ad Akko (famosa in passato come San Giovanni D’Acri), in Israele, come volontario presso il Centro Mondiale della Fede Baha’i. La Fede Baha’i nasce in Iran nella prima meta’ dell’800, crede nell’unita’ di tutte le religioni, in un unico Dio,amorevole e generoso con tutti. Il fondatore della Fede Baha’i e’ Baha’u’llah (in persiano Gloria di Dio). Ogni Baha’i del mondo (circa 9 milioni) vorrebbe avere l’opportunita’ e l’onore di venire a lavorare presso il Centro Mondiale, non tutti ci riescono e io in sono stato molto fortunato. Sono qui già da un anno e rimarrò in Israele per altri 6 mesi. Lavoro nel Dipartimento della Sicurezza (Department Of Security – SCU ), mi occupo di “badare” ad altri giovani e mi preoccupo affinchè tutto proceda bene, che gli orari lavorativi vengano rispettati e che non ci siano “Balagan” che in lingua locale significa “Disordinato”, ovvero, che non ci siano guardie portatrici di disordine e caos nei vari reparti lavorativi.

A volte non è facile e non è sempre divertente lavorare e stare qui, specie quando Israele è in guerra, ma di ogni cosa bisogna vedere il risvolto positivo: per esempio, tra dicembre e gennaio si era in guerra, missili volavano quasi sulle nostre teste, (provenienza Libano): ho avuto modo di assistere a scene che mi hanno toccato, ad Haifa: Israeliani uniti, compatti, fratelli e sorelle tra di loro, cattolici, musulmani ed ebrei, stavano assieme. Niente differenza di colore, di usi e di costumi, religioni o lingua; c’era unità nella diversità. In quei momenti molto difficili ho sempre cercato di agire nel miglior modo possibile, tranquillizzando gli amici e i familiari a casa.  In quelle settimane ascoltavo ripetutamente, come se fosse una preghiera, una canzone, un bit di fine anni Sessanta: si chiama ” Symphaty” che non significa simpatia, ma Solidarietà. Purtroppo è triste constatare che l’uomo del terzo millennio ritenga ancora di poter risolvere tutto con la guerra e la violenza. Capisco che è difficile da credere, ma qui ho visto tanta solidarietà: un Paese fatto di gente umile, buona e genuina, amante del lavoro e del sudore, credente nell’importanza della famiglia e nell’amore della gente comune. Bisogna coltivare questa speranza perché prima o poi arcobaleni rasserenino il mondo.

Siamo tutti fiori dello stesso giardino” (Baha’u’llah’).
un saluto e una carezza ai lettori de Lo Schiaffo, Danilo Sgroi.

Elena Minissale

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