Pubblicato il: 2 Gennaio, 2009

Francisco Benitez: l’artista ‘dionisiaco’

fig-with-mask-lg1Drammaticità, passato e presente si intersecano nell’arte di Francisco Benitez: scorci di strutture moderne accanto ad  antiche colonne in rovina insieme a soggetti umani. Lo spazio raffigurato contiene la presenza dell’elemento metafisico; in esso s’intravedono la trasformazione e il divenire: le colonne logore, gli strappi, gli sfregi, tutto è, nell’insieme, emblema di quell’essere e divenire in rapporto ad un termine supremo che è il Tempo. “Le mie figure – scrive Benitez – palpabili come sembrano, vivono in una dimensione differente, un luogo dove il paesaggio riflette uno stato psicologico, un luogo in cui le figure sono gli attori di un dramma”. L’arte di Benitez è fondamentalmente figurativa poiché il soggetto principale è l’uomo, con i suoi caratteri psicologici e drammatici, percepibili nei tratti espressivi dei volti. La nudità dei corpi invece richiama l’essenza della cultura greca, quella riconducibile al lato nero, disordinato, istintivo dell’anima dionisiaca. La drammaticità presente nella sua pittura rende omaggio a quelle zone oscure e recondite di un’arte definita negazione dell’arte stessa. Il conflitto tra la luce e l’oscurità, tra la ragione e l’istinto, trova nei dipinti di Benitez la sua esplicazione e la sua risoluzione, tendente verso un equilibrio che confluisce in un’armonia di linee e colori. Luce ed ombra quindi: forza estetica del caravaggismo ed essenza conflittuale tra l’elemento apollineo e quello dionisiaco tipica della cultura ellenica. Ma vi possiamo trovare un ulteriore contrasto: quello tra l’anima e la maschera, tra l’essere e l’apparire, senza che ci sia soluzione. L’artista hispano americano si preoccupa di portare avanti n progetto dal titolo  “PINACOTECA METAFORICA DI RICOSTRUZIONI IMMAGINATE”. “L’unica immagine frammentaria che oggi si possiede dei ‘fantasmi’ del passato – scrive – è data dalle interpretazioni e dalle rare improvvisazioni di antichi artisti romani”. Dal punto di vista tecnico Benitez ha un tratto distintivo che rende particolare la sua arte ed è rappresentato dall’utilizzo di un’antica tecnica pittorica: l’encausto. Il procedimento di cui lui fa uso è legato alle antiche pratiche funebri appartenenti all’area del Fayoum ed è il risultato di una commistione tra cultura egiziana e romana, più precisamente tra la tradizione egiziana dell’imbalsamazione dei defunti e la ritrattistica romana. Le opere da lui realizzate ad encausto hanno per soggetto volti di donne, il cui viso figurava sulle bende dei corpi imbalsamati o sui sarcofagi nell’ Egitto ‘ellenizzato’. In quest’ottica l’arte di Benitez può essere considerata una sorta di significativa ‘occasione’ per attuare un recupero storico della nostra civiltà, al fine di illuminare le tracce di un passato che ci coinvolge ancora e che mostra la sua eterna contemporaneità in quanto: “Non si uccide la luce; si può soltanto soffocarla” (Marguerite Yourcenar, Antigone o della scelta in Fuochi).

Sabina Corsaro

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