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Gli Architetti catanesi: “Subito una legge sul governo del territorio”

“Una legge di riforma del governo del Territorio serve ormai come qualsiasi bene elementare”. Nuccio Russo è il coordinatore del “Dipartimento per il governo del territorio” dell’Ordine degli Architetti di Catania.

Lo incontriamo il 27 Marzo, a qualche giorno dal Convegno sulla riqualificazione dei Centri Storici, tenutosi simbolicamente a Favara.

Quali sono i contenuti del documento che avete approvato?

Un appello rivolto al Governo regionale per l’approvazione in tempi rapidi di una legge di riforma del governo del territorio. Bisogna snellire le procedure per l’adozione di strumenti urbanistici. La realizzazione di un Piano regolatore in Sicilia richiede non meno di dieci anni, mentre un Piano ha una vita propria che non supera i cinque. Siamo indietro rispetto a tutte le regioni italiane: anche la Calabria ha legiferato anni fa in materia, e dispone oggi di un’ottima legge. Non c’è più tempo da perdere ormai, per questo stiamo organizzando numerose iniziative.

Non vi soddisfa il Piano Casa del governo Lombardo?

E’ un provvedimento molto limitato, che non permetterà di ottenere alcun risultato significativo: riguarda soltanto fabbricati monofamiliari e bifamiliari. In città l’edilizia residenziale consiste perlopiù in condomini, cioè in costruzioni che vanno oltre i 1000 metri cubi consentiti. Il Piano Casa Sicilia, inoltre, esclude le opportunità d’intervento negli edifici sanati. Se qualcuno ha pagato, beneficiando di una legge dello Stato, perché considerarlo riabilitato a metà?

Che cosa avrebbe dovuto includere?

Abbiamo proposto invano alcuni principi cardine per il rilancio dell’edilizia in Sicilia: uno su tutti, quello della sostituzione in centro storico. In qualsiasi città  europea è possibile l’innesto di strutture di architettura contemporanea nei centri storici. In Sicilia, viceversa, non si può togliere un rudere in questi luoghi e sostituirlo con un elemento di architettura contemporanea. Vogliamo che sia consentita la riqualificazione del territorio con questi strumenti. Il rilancio dell’economia può partire solo da qui, è inutile cercare altri espedienti come il Piano Casa nazionale e la sua versione siciliana.

Considerate insufficienti le norme per lo snellimento delle procedure, previste dall’art. 6 del Piano?

Lo snellimento effettivamente non c’è stato. Questo tipo d’interventi, nei fatti, sono sempre subordinati al rilascio di concessioni edificatorie, e non si possono fare con “Denuncia inizio attività” (Dia). Nel resto d’Italia, al contrario, le Regioni si sono adeguate, consentendo di procedere tramite Dia: i professionisti possono dunque iniziare i lavori venti giorni dopo quest’atto. Non in Sicilia, purtroppo.

A quali obiettivi avrebbe dovuto ispirarsi il Piano Casa Sicilia?

Gli obiettivi dichiarati sono condivisibili: la ripresa dell’economia e la messa in sicurezza degli edifici, tramite la riqualificazione sotto l’aspetto sismico e statico. Nel Piano Casa mancano però gli strumenti per perseguirli. Quanto al secondo punto, abbiamo proposto l’introduzione del Fascicolo di Fabbricato.

Una sorta di catasto degli edifici?

Con il fascicolo di fabbricato tutti gli stabili vengono affidati a un professionista, che avrebbe il compito di monitorare giornalmente, rendicontandole, le condizioni di sicurezza dell’immobile: non solo cedimenti strutturali, ma anche le condizioni di efficienza e sicurezza degli impianti. E’ un istituto che altre regioni hanno adottato. Qui in Sicilia hanno promesso di inserirlo nella legge sul governo del territorio.

Perché è insufficiente l’art. 3 su demolizione e ricostruzione degli stabili?

Perché lo stesso Piano Casa regionale non contempla gli interventi di sostituzione nei centri storici. Dunque, la demolizione e ricostruzione di cui si parla diventa poco influente ai fini della riqualificazione del tessuto urbano. Avevamo richiesto soltanto di poter realizzare interventi di sostituzione, anche senza ampliamenti volumetrici. Il problema nei centri storici è quello di eliminare le strutture che non presentano qualità. Bisogna mantenere con restauri gli stabili di qualità, ma anche eliminare il degrado.

Quanto alla riqualificazione dell’edilizia pubblica?

A Favara abbiamo chiesto che la Regione stanzi dei fondi per l’edilizia residenziale pubblica a favore degli interventi allocati nei centri storici. Il documento finale del Convegno è stato sottoscritto dalla Consulta regionale degli Architetti, dagli Ingegneri, dai Geologi, da Legambiente, dall’INU Sicilia e dall’Associazione nazionale Centri storici. Su questo siamo tutti concordi: proponiamo che siano realizzati in questi luoghi interventi di edilizia residenziale pubblica, in modo da bloccare quest’inutile e dannosa espansione edilizia nelle periferie, rivitalizzando nel frattempo le nostre città.

Che cosa proponete per Catania?

Attualmente stiamo pensando al regolamento edilizio. Può essere realizzato solo nell’ambito del Piano Territoriale Provinciale, depositato proprio ieri [il 26 Marzo, N.d.R.] a Palazzo Minoriti. Col Piano Territoriale Provinciale sarà finalmente possibile lavorare anche sul P.R.G. di Catania. Non è possibile ragionare sulla città senza tener conto dei Comuni conurbati che insistono sulla prima e seconda fascia dell’hinterland. Dunque, sistemiamo il regolamento edilizio; immettiamo delle norme che ci consentano di andare avanti con parametri più moderni di quelli vigenti e, infine, almeno noi Architetti, inizieremo a studiare un progetto di P.R.G.

Enrico Sciuto