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I racconti del parrucchiere di Elvira Seminara

«La nostra vita quotidiana è bombardata da coincidenze o, per meglio dire, da incontri fortuiti tra le persone e gli avvenimenti chiamati coincidenze.[…]. L’uomo, spinto dal senso della bellezza,  trasforma un avvenimento casuale in un motivo che va poi a iscriversi nella composizione della sua vita » (Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere).  Si è molto parlato di leggerezza, durante la presentazione del libro di Elvira Seminara “I racconti del parrucchiere” (ed. Gaffi, 2009) tenutasi al Chiostro ex-Gulli e Pennisi di Acireale lo scorso 10 maggio; tra i relatori Andrea Schembari (dottorando di Filologia moderna); leggerezza come frivolezza: è quanto il titolo del libro lascia presagire. Ma sarebbe ingenuo credere che la vanità debba essere considerata negativamente in quanto espressione dell’esteriorità, giacché è proprio attraverso l’immagine che si esprime l’interiorità.  I racconti della Seminara, nella loro briosa scorrevolezza, tratteggiano frammenti di umanità triste e becera, descrivendo le nevrosi quotidiane, aprendo una finestra sulle problematiche della vita contemporanea  e affrontando tematiche quali l’infedeltà, l’emarginazione o la povertà in maniera trasversale, attraverso il denominatore comune del salone del parrucchiere.  Ecco quindi che Elvira Seminara si improvvisa “cantascorie” e ci fa diventare complici voyeurs dell’esistenza altrui, ci fa conoscere i loro pensieri come se, attraverso shampoo e forbici, si potesse stabilire un legame telepatico con essi – proprio come succede alla sciampista di uno dei racconti. Secondo l’autrice, il salone del parrucchiere è forse uno degli ultimi posti rimasti in cui si pratichi ancora la magia, intesa come incantesimo rituale: a ben pensarci, infatti, ci si reca dal parrucchiere per trasformare una parte di se, facendo uso di “pozioni” sapientemente preparate e dosate e ottenendo risultati stupefacenti o disastrosi. L’autrice, come una fattucchiera, guarda le vite dei personaggi da una palla di cristallo, inglobati nel loro presente o nei loro ricordi, sempre e comunque rinchiusi (non a caso predominano gli interni, siano essi di una macchina o del salone di bellezza), quasi intrappolati dalle proprie esistenze, desiderosi di cambiamenti. Seguendo la scia di grandi intellettuali e scrittori come Barthes, Calvino, Saba e Kundera, questo libro fornisce l’occasione di esplorare l’animo umano e di riflettere con intelligenza, ma anche con molta leggerezza.

Ornella Balsamo