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I volti dell’immigrazione – Mahar

Quando vedo Mahar mi viene incontro con un gran sorriso, ci conosciamo già da qualche tempo. Ci salutiamo con quel particolare gesto che è stato proprio lui ad insegnarmi: stretta di mano e poi pugno sul petto, in segno d’amicizia. Gli chiedo come gli va la vita e mi risponde che con la crisi economica, anche lì fuori sulla strada, gli affari non vanno molto bene. In effetti, pochi sono quelli che gettano uno sguardo incuriosito alla merce che tiene in mano, pochissimi quelli che si fermano per capire di cosa si tratti. Nessuno si domanda come mai quei libri così interessanti – che parlano d’Africa e sono scritti da africani – non stiano al loro posto, pochi metri più in là, sugli scaffali di una libreria che non avrebbe problemi a contenerli.

La storia di Mahar è la storia di un ragazzo venuto dal Senegal a vendere libri in strada di fronte ad una delle librerie più frequentate ed importanti di Roma ed è al contempo la storia e la fotografia di una questione perennemente irrisolta –  quella dell’immigrazione – che in questo caso s’incontra e si scontra sul terreno dell’industria letteraria italiana, che si rifiuta di allargare i propri orizzonti aprendo le porte all’altro, che si tiene ben stretta i suoi stereotipi culturali arroccandosi tra le mura  impenetrabili di un sistema ormai logorato dalla logica consumistica e da un settarismo tristemente escludente. L’industria di distribuzione letteraria italiana snobba da anni i libri che Mahar vende in strada e questo Mahar lo sa bene, ma ci prova lo stesso.

L’essere più o meno interessati a questa o quell’altra letteratura è un diritto che ognuno di noi può rivendicare, certo. Come del resto la convenienza o meno di distribuire un certo tipo di libri è scelta arbitraria e indiscutibile delle case di distribuzione che – dal canto loro – ragionano secondo logiche di profitto. Ma purtroppo quella vergognosa barriera che separa l’Africa dal continente europeo e dal resto del mondo sta anche lì, ben visibile, all’ingresso di tantissime librerie e nella mente di tantissimi lettori. Mahar sa bene anche questo, ma ogni giorno ci prova lo stesso.

Ebbene sì, razzismo e discriminazione esistono anche nei libri, ma forse lo sapevamo già. Mahar ci regala un portafortuna africano, un elefantino rosso che è simbolo di buon augurio laggiù in Africa. Quell’Africa così lontana e così “altra”, dove però il gesto del dare e dell’avere – che si tratti di un sorriso, di un saluto, di una semplice parola o di un piccolo dono – si fa universale, disintegrando in un attimo tutte le differenze.

Aldo Nicodemi