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Il centro antiviolenza Thamaia rischia la chiusura

Dopo le preoccupanti notizie delle ultime settimane, relative alla pessima gestione, a Catania, delle risorse finanziarie della legge 328/00 e 285/87 è emerso anche il rischio che l’associazione Thamaia chiuda i battenti. Il grido d’allarme è apparso sul sito dell’associazione [1] qualche giorno fa, tramite un comunicato stampa firmato da Pina Ferraro, Responsabile della rete antiviolenza del distretto S.S. D16 e Socia Fondatrice di Thamaia Onlus.

Nata nel 2001 a Catania, Thamaia si è da subito occupata del sostegno alle donne e ai minori vittime di violenza e, una volta avviato il centro antiviolenza, l’associazione ha potuto beneficiare dei fondi APQ (Accordo di Programma Quadro). Nel corso di tre anni il centro è stato ampliato, è stata aperta una casa rifugio segreta, si è accresciuta la rete antiviolenza con l’inserimento di nuovi soggetti ed una formazione specializzata degli operatori. Oggi però, dopo la sofferta chiusura della casa rifugio segreta, si rischia pure di perdere il centro antiviolenza, l’unico a Catania e l’unico referente nel territorio del 1522 (numero unico antiviolenza nazionale). Questo perché mancano i finanziamenti necessari a far sopravvivere un servizio essenziale e, viste le sempre più allarmanti notizie sulla violenza di genere, attuale e urgente. Infatti, come scrive Pina Ferraro nel comunicato «nessuno ha mai provveduto ad inserire nei Piani di Zona una voce di finanziamento che avesse come obiettivo la prevenzione ed il contrasto della violenza di genere contro le donne ed i minori». Quindi, per riprendere sempre le parole della socia fondatrice, «se nel Piano di Zona non esiste la voce “violenza di genere o simile”, non verranno mai emessi bandi a cui partecipare e, quindi, se il Comune non ha fondi per finanziare e non si prevedono bandi specifici, come dovrebbe sopravvivere un’associazione che offre un servizio sul territorio?». Come si combatterà nel prossimo futuro a Catania la violenza contro le donne? Fino a quando gli operatori del Centro potranno resistere e lavorare gratis per garantire un diritto fondamentale delle donne? Nel frattempo ad aggravare la situazione ci pensa l’attuale governo e i mancati fondi da destinare ai Centri antiviolenza, sempre più in balia dei “poverissimi” Enti locali.

Giuseppina Cuccia