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Il genio di Caravaggio

Quando si scrive riguardo al Caravaggio, il pittore più rappresentativo dell’arte del ‘600, si rischia di ripetere cose trite e già sentite. La sua vita è stata celebrata tramite biografie, film, conferenze, studi e mostre. Ed è proprio questo l’intento dell’esposizione inauguratasi il 20 Febbraio alle Scuderie del Quirinale e visitabile fino al 13 Giugno 2010, ideata da Claudio Strinati e curata da Rossella Vodret e Francesco Buranelli. In occasione dei festeggiamenti per i dieci anni di attività espositiva del bellissimo edificio, la mostra dedicata al “genio lombardo” (coincide, tra l’altro, con il IV centenario della sua morte) mira a creare un momento di riflessione per penetrare l’essenza dell’arte caravaggesca, la sua ostinata aderenza al reale. Comunque non tutte le 24 opere esposte, scelte in base al criterio autografico e provenienti da diversi Paesi, resteranno fino alla fine e già a partire dal 22 Marzo qualcuna tornerà “a casa”. Ciò che colpisce, di primo acchito, è la rigorosa semplicità degli spazi che ospitano i capolavori: niente è enfatico o eccessivo, fatta eccezione per il caldo asfissiante e la folla di gente accalcata di fronte ogni opera. Impossibile quindi soffermarsi più di qualche secondo su capolavori come la “canestra di frutta”, il “Bacco”, “L’incoronazione di spine” e così via. Inutile il sistema delle prevendite online disponibile direttamente sul sito delle Scuderie [1] perché, anziché evitare file e ingorghi, riesce solo a far accumulare visitatori con il triste risultato che dopo venti minuti non vedi l’ora di scappare via. Non indifferente il prezzo del biglietto, circa undici euro con la prevendita. Ma la bellezza delle tele ripaga tutto. Si resta incantati di fronte a quegli occhi, visi, colori, mani e corpi che, come se vivessero realmente, sembrano scrutarti e interrogarti. Meraviglia. Ammirazione. Emozione. Con un talento come Caravaggio qualunque mostra sarebbe un successo, anche senza l’organizzazione di nomi noti o i locali del Quirinale. Già nel 1951, nel corso della rassegna curata da Roberto Longhi a Milano, Caravaggio fu consacrato come un genio e adesso, come allora, conferma la sua inestimabile grandezza.

Giuseppina Cuccia