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Il messaggero – The haunting in Cunnecticut

La famiglia Campbell si trasferisce per qualche tempo in Cunnecticut in modo che il figlio Matt, malato di cancro, possa essere più vicino all’ospedale che lo sta sottoponendo a cure sperimentali. La casa che prendono in affitto diventa subito teatro di strani fenomeni paranormali che colpiscono soprattutto Matt: cercando di indagare su tutto ciò che di strano sta accadendo, scoprono che quella grande villa era stata utilizzata in passato come camera mortuaria e come “passaggio” tra il mondo dei vivi e quello dei morti attraverso sedute spiritiche.

La prima frase che ci viene presentata all’inizio del film è: “basato su una storia vera”. Anche se in realtà non si sa precisamente quanto ci sia di vero in questa pellicola (ispirata alle vicende della famiglia americana Snedeker), “Il messaggero” presenta elementi già visti in diverse altri film del genere: le anime dei morti che tornano a  perseguitare i vivi, le sedute spiritiche e la fine orribile dei partecipanti, il reverendo che cerca di scacciare il male dalla casa. Nonostante i colpi di scena e diversi escamotages che cercano di tenere sempre la tensione ai massimi livelli (terribili visioni dal passato, porte che sbattono, corpi mutilati riflessi negli specchi), il film scorre in alcuni tratti un po’scontato e un po’ripetitivo. L’elemento di rilievo di questo horror (dove di sangue se ne vede davvero pochissimo) è senza dubbio il legame che ci viene presentato tra malattia e  spiriti, e rappresenta probabilmente anche quello più angosciante. E’ Matt il protagonista della storia perché, in quanto gravemente malato e quindi vicino alla morte,  riesce a vedere e percepire le anime di chi cerca ancora giustizia; ed è sempre lui il tramite dell’anima che, invece, sta cercando di aiutare lui e la sua famiglia. I personaggi sono delineati un po’ superficialmente e la figura del padre alcolizzato/redento/scettico viene delineata in modo fin troppo semplicistico, ma in fondo ciò che interessa davvero sono le azioni. Sconsigliato agli intelletti rigorosi.

Mariangela Celiberti