Pubblicato il: 14 Aprile, 2010

Il mio amico Eric

Eric è un cinquantenne di Manchester, impiegato alle Poste Britanniche, la cui vita sta andando a rotoli. Eric non riesce a fare altro che pensare alla sua prima moglie e per questo, sovrappensiero, ha un incidente in auto. I suoi due figli, avuti da un’altra donna, non lo ascoltano più e si cacciano nei guai. Frustrato e stressato, Eric non sa come uscire da questa situazione. Ma una notte, in preda alla disperazione, gli appare il suo “Dio” del calcio, Eric Cantona, per anni stella del glorioso Manchester United. Un Cantona pacato e molto più riflessivo del Cantona calciatore gli fa da psicologo e dispensa consigli aprendogli gli occhi e spingendolo verso le scelte migliori.

Il pluripremiato regista britannico, Ken Loach, riesce a confezionare con “Il mio amico Eric” una sorta di comedy drama, una pellicola che offre spunti di riflessione sull’uomo e sulla sua condizione, il tutto miscelato ad una forma di ironia velata, che suscita talvolta il sorriso del pubblico. Loach utilizza delle tematiche fondamentalmente serie, ma la presenza di Cantona, come essere onirico o immaginario, alleggerisce lo sviluppo della storia. Ancor di più perché si tratta di un Cantona in contrasto con quello ammirato in campo e famoso per i suoi momenti di follia. È un Cantona saggio ed improbabile e ciò di per sé rende ironici alcuni momenti del film. L’ex calciatore francese conferma però la sua predisposizione al cinema con una performance credibile.

Tra le righe “Il mio amico Eric” offre uno spaccato della situazione sociale e familiare britannica, sempre più lacerata: famiglie divise, giovani che trovano la via d’uscita nel crimine. Loach usa quindi le vicende di Eric e del suo amico immaginario per mostrare tutto ciò e fare un’analisi di tale malessere sociale, come ha fatto in passato, il tutto condito con un pizzico di sana leggerezza.

Diego Bonomo

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