Pubblicato il: 20 Gennaio, 2009

Il parossismo dei corpi: Gang bang

copertina_gangbangScrittore molto discusso, Chuck Palahniuk. Sembra quasi inutile ribadirlo, e chi ha avuto modo di conoscere questo artista, accolito della scrittura sin dalla più tenera età e uomo dall’adolescenza complessa, magari attraverso il suo romanzo più noto, Fight Club (1996), avrà sicuramente inteso il perché si parli tanto di lui. L’impressione è quella per cui, nel panorama letterario popolare odierno, sono pochi gli scrittori “coraggiosi”, volendo intendere con questo aggettivo la qualità di chi, pur guardando sempre al pubblico, come è fisiologico che sia in un contesto letterario di consumo quale quello all’interno di cui viviamo, riesce però, sebbene con risultati alterni, a produrre delle opere che non tutti avrebbero l’ardire di scrivere, e che rappresentano vere e proprie perle della narrativa contemporanea. È il caso, ci sembra di poter dire, di Gang bang, romanzo uscito nel nostro paese nell’ottobre del 2008, edito da Mondadori. La storia è quella di Cassie Wright, attrice porno di lungo corso, la quale prende la decisione di mettere la parola “fine” ad una luminosa carriera realizzando la sua prestazione più strabiliante: una gang bang con ben 600 uomini. Per chi non avesse pratica di performances legate al mondo dell’hard, la gang bang consiste in una serie di accoppiamenti tra una sola donna e un numero elevato di uomini. Cassie è determinata a portare a termine la sua “missione”, essendo peraltro intenzionata a morire durante le riprese, in modo da impedire eventuali altri tentativi di battere il suo record. Morire per raggiungere l’immortalità: morire consumando un numero di amplessi al di là di ogni possibile immaginazione. Sembra la conclusione più logica per Cassie Wright. L’idea per il romanzo è giunta a Palahniuk attraverso l’impresa compiuta da Annabel Chong, al secolo Grace Quek, che consumò 251 rapporti con 70 uomini nel giro di 10 ore. Nell’opera, la narrazione si dipana a partire da tre punti di vista differenti; le parole che leggiamo rappresentano ciò che pensano, fanno e vedono tre dei 600 scelti per stabilire il record ed entrare nella storia, e precisamente il numero 72, il numero 137 e il numero 600. Lo stile è, come sempre, asciutto, spesso nervoso, e l’alternarsi della focalizzazione aiuta la vivacità della narrazione.

Palahniuk non si è risparmiato nell’opera di documentazione che ha preceduto la stesura dell’opera, ed è così che l’aneddotica, soprattutto legata al mondo del cinema hard, ma non solo, interviene e anzi esplode nel testo, talvolta con una forza che ricorda il gusto per l’enumerazione di certi autori contemporanei, Perec su tutti. Al di là del paragone, che a qualcuno potrebbe apparire forzato, è importante ravvisare la potenza insita nell’intreccio, per cui il presente richiama continuamente il passato, il quale è fondamentale nella costruzione (e nella rappresentazione) delle psicologie che agiscono sull’immaginario palcoscenico costituito da uno sporco locale pieno di uomini semi-nudi che attendono il loro “turno”. Opera molto più complessa di quanto possa apparire, dunque. Opera rivolta, ci sia dato il permesso di dire, a chi è convinto che si possa fare letteratura a partire da qualsiasi espressione dell’esistenza umana.

Alessandro Puglisi

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