Pubblicato il: 4 Dicembre, 2007

Il prezzo della crescita di una città

Milano - PortanuovaDal 1950 la città Milano inizia la sua ricerca della verticalità per mancanza di spazi liberi sui quali costruire, ma oggi a distanza di oltre mezzo secolo si riprende a costruire nel centro storico e con interventi a grande scala. La pubblica utilità fa da motore alle nuove iniziative, insospettisce, però, la nascita di un comitato di protesta per ogni nuovo intervento programmato.
Insospettisce perché la legislazione italiana prevede già figure istituzionali atte a difendere e rappresentare i cittadini, però i comitati di quartiere essendo organi consultivi esprimono solo pareri non vincolanti. I cittadini devono organizzarsi autonomamente per cercare di difendere i loro diritti. Ancor più strano è pensare che tanti cittadini si mobilitino contro la realizzazione di opere pubbliche ed interventi residenziali promossi dal Comune.

La realtà è ben diversa, i progetti approvati sono lontani dalle reali necessità. I nuovi edifici ospiteranno per la parte pubblica servizi di livello metropolitano, ovvero sedi di Comune e Regione, un museo e una scuola di moda. Di certo verrà offerto un valore aggiunto all’immagine della città, ma non si contribuirà minimamente a migliorare la vita dei cittadini.
Altrettanto si può dire delle abitazioni di lusso e delle migliaia di metri quadrati di parcheggi, mal progettati per poter approfittare delle varianti in corso d’opera.
Si potrebbe far notare che in tutta Europa si è smesso di costruire parcheggi nel centro delle città per disincentivare l’uso delle automobili, mentre Milano diventerà la città europea con più parcheggi..

Tornando alle nuove edificazioni, la zona più colpita sarà “Garibaldi – Repubblica”, un’area di 230 mila metri quadrati, di cui 120 mila metri quadrati di funzioni pubbliche, 90 mila metri quadrati di spazi vari (residenza, alberghi, uffici, terziario) e 20 mila di funzioni espositive. Il verde pubblico occuperà 108 mila metri quadrati.

Il progetto, da un punto di vista architettonico è sicuramente degno di nota, anche perché andrebbe a colmare l’enorme vuoto urbano nel cuore del cosiddetto “quartiere isola”. Spazio storicamente irrisolto, separato dal resto della città dalla linea della ferrovia, che ospita la “stecca degli artigiani”. L’intervento, oltre alla demolizione dell’edificio storico, per il quale si potrebbe proporre un più interessante recupero, comporterà lo stravolgimento dell’equilibrio dell’abitato circostante.
Le esistenti palazzine di 5 piani si troveranno a competere con edifici di 170 metri d’altezza, più del famoso “Pirellone”. E’ facile immaginare la conseguente perdita dei requisiti minimi di luce ed aria di tutto l’edificato a margine dell’area. Ci si chiede che fine abbia fatto la valutazione di impatto ambientale! Le stranezze non finiscono qui, si aggiunge che secondo il PRG vigente non sarebbe stato possibile costruire volumi così imponenti. Il teorico rapporto di edificazione, però, è stato opportunamente aumentato di circa il 30 %, questo tipo di modifiche sono previste dalla legge “laddove si ravvisino elementi di forte interesse pubblico”.

La maggior parte dei progetti porta la firma dei grandi nomi dell’architettura internazionale. Dovremmo gioire costatando che le amministrazioni comunali italiane iniziano a sensibilizzarsi nei confronti dell’architettura contemporanea, investendo sull’immagine delle città.
Il pericolo, però, è quello di farsi prendere troppo la mano, siamo sicuri che si vivrà meglio in città caratterizzate da interventi puntuali a grande scala, pregni di personalità, ma privi di connessione con il tessuto circostante? Stravolgere sistematicamente la struttura delle città significa privarla di ogni regola.

Giovanni Bucco

Displaying 2 Commenti
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  1. Gandalf81 ha detto:

    Il progresso è un cancro che si estende e consuma ogni nucleo abitativo, ogni realtà che volta le spalle agli antichi fasti, al verde e alla semplicità. Questa stupida rassegnazione che ci costringe a dire che sia tutto necessario è preoccupante. Un nucleo urbano deve per forza evolvere in Metropoli? La corsa all’ora non è un fatto solo americano, ormai anche questo vecchio continente sta facendosi travolgere. Il nostro paese è già stato deturpato dall’abusivismo edilizio continuiamo a salire questa torre di Babele; il fondo non si vede già più.

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  2. Luca Tosto ha detto:

    Leggendo questo pezzo mi sono reso conto che le città italiane bene o male si assomigliano tutte. Si accettano progetti solo per il fatto di ottenere finanziamenti. In media una città spende circa 3/4 del suo bilancio finanziario solo per costruzione di edifici, centri commerciali, parcheggi (spesso poco efficienti) o rotonde!! (Il caso Catania) ma non avrebbe priorità la RICOSTRUZIONE DELLE STRADE prima di tutto? Possibile che a Catania (e altrove) si costruiscano rotonde e non si asfaltino strade impercorribili o strade al buio e pericolose? I progetti urbanistici dovrebbero essere fatti in modo completo, sia che riguardi una grande metropoli o un paese di provincia.

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