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Il sentiero europeo E1: dall’estremo Nord al Mediterraneo

Capo Nord è uno dei miti tardo borghesi che la generazione degli anni ‘60 e ‘70 ci ha lasciato in eredità. Mito perché abbondano le cronache di viaggi in scooter, caravan o autostop. Mito perché alla fin fine il punto più a nord d’Europa sta ancora più a nord ed ha un altro nome. Però che vi fosse una strada tracciata che dalle lande del circolo polare porta alla Sicilia, era cosa dura da immaginare. Soprattutto se la strada è un sentiero.
Pollice sulla punta dello stivale e indice sulla coda della balena: ecco un percorso di 6000 km percorribili in bici o a piedi che vi porteranno ad attraversare l’intero continente.
L’E1 nasce ufficialmente nel 1972 dall’unione di sentieri già esistenti e da allora si continua a lavorare per portarlo a compimento. Ad oggi la lunghezza effettiva è di 4900 km e va da Flensburg in Germania alla Toscana, quindi gravitiamo ancora nella sfera del mito, ma chissà.
La tratta italiana va dal Porto Ceresio sul lago di Lugano e scende per 700 km fino all’Umbria dove attualmente termina. Il resto è in via di realizzazione e spesso si deve abbandonare il tracciato ufficiale per seguire strade a percorrenza mista. I lavori continuano, spesso si fanno varianti sul tracciato originale, come quella che ha portato il sentiero E1 a congiungersi con il sentiero Italia e con la G.E.A, il sentiero appenninico per eccellenza, ma dalla Toscana l’andamento è un po’ a macchia di leopardo.
Abbiamo percorso parte della tratta lombarda in bicicletta, quella che dal pavese devia a Genova passando per il Parco del Ticino, una delle zone più suggestive della pianura lombarda.
Tra le sorprese il ponte di barche di Bereguardo
, prova dell’ingegno umano e uno degli ultimi esemplari italiani. Costruito come opera provvisoria alla fine dell’ottocento con chiatte di legno, superate le guerre mondiali, divenne simbolo del paesino e promosso a opera stabile. Paradossalmente non furono le guerre ma un’alluvione a metterlo a repentaglio. Venne così insignito di chiatte in cemento in sostituzione di quelle lignee e ad oggi è ancora possibile percorrerlo, anche in automobile.
Certo non è suggestivo come i ponti a campana delle strade norvegesi, ma chissà che prima o poi la stessa via non porti davvero a percorrerli tutti assieme. La scommessa per il futuro sembra essere accreditata dal recente intensificarsi dei lavori nel Lazio e in Abruzzo. E soprattutto, per rimanere in argomenti di ponti, verrebbe da ironizzare sul fatto che si stia aspettando il ponte sullo stretto di Messina.

Luca Colnaghi