Pubblicato il: 24 Gennaio, 2009

Il tubo catodico: tra pregi e difetti

tv1La televisione è penetrata, dapprima timidamente e, in seguito, prepotentemente, nelle famiglie italiane. L’ammaliante “piccolo schermo” sottrasse in passato, e sottrae ancora di più oggi, un numero ingente di persone al cinema, alla lettura e, purtroppo, anche alle relazioni sociali, divenendo la principale fonte di divertimento che allieta, oggi,  diverse ore della giornata. Quando la tv era ancora agli “albori” non si faceva altro che elargirne i meriti. Tra questi ultimi vanno annoverati, sicuramente, i meriti che si sono ottenuti in ambito educativo perché, grazie a tale mezzo di comunicazione di massa, il lavoro del docente appariva semplificato. Si apriva così una finestra multimediale che permetteva, e permette, di esplorare sfaccettature di mondo che altrimenti sarebbero  rimaste “celate”. La tv svolge una inevitabile funzione informativa che può essere anche educativa in quanto educare, nell’accezione derivante dalla parola latina edere, significa “alimentare” (in tale contesto con un alimento di natura mediatica) e, nell’accezione derivante da ex ducere, significa “trarre fuori” (nel nostro caso da una immaturità nel comprendere il messaggio televisivo). Il servizio televisivo, inizialmente, aveva lo scopo di educare e di informare. Gli anni ottanta segnarono la fine di questo modello e, la causa di ciò, fu l’avvento delle reti private e la conseguente guerra degli ascolti che ha condotto al passaggio da programmi di informazione a programmi di intrattenimento che hanno un solo obiettivo: fare audience. Lo spettatore è un numero, e non una persona. Dopo anni in cui il tubo catodico ha ricevuto elogi, oggi arrivano le condanne. La tv può condurre all’emulazione (ad esempio la violenza che giornalmente scorre sullo schermo di casa, attraverso films e cartoons, può alimentare il fenomeno dei baby killers) e all’isolamento (che può condurre a problematiche di varia natura), può ostacolare il dialogo all’interno della famiglia (non si dialoga ma si preferisce, ancora una volta, lasciarsi rapire dalle immagini del piccolo schermo), riduce la capacità creativa dei fanciulli che non sono più gli ideatori dei loro giochi ma aspirano ad ottenere quelli reclamizzati e preconfezionati dagli spot pubblicitari.

La televisione è paragonabile ad un’arma a doppio taglio in quanto si dimostra indiscutibilmente utile, ma è realmente  necessario saperla maneggiare ed adoperare correttamente. Ricordiamoci che, come scrisse Seneca, Nulla è nocivo ai buoni costumi quanto assistere oziosi a certi spettacoli […]. L’educazione deve essere intesa come mezzo che aiuta l’intelletto a dissipare le tenebre dell’ignoranza, di quell’ignoranza evocata dall’essere spettatore (televisivo oggi) passivo che non fruisce del prodotto ma che ne è invece “fruito”. Oggigiorno, molti pedagogisti, concordano nell’asserire che l’educazione ad un corretto uso della televisione è una meta auspicabile e raggiungibile che ci può permettere di divenire fruitori critici e consapevoli, attivi e responsabili cittadini della realtà mediatica in cui, spesso, ci  troviamo a vagare. La nostra attenzione deve essere posta sul processo educativo che, se opportunamente strutturato e progettato, può essere un’ancora di salvezza per le generazioni future ma anche per chi oggi è “già grande” perché, ricordiamoci che, il percorso educativo di crescita e di sviluppo, si protrae per tutto l’intero arco della vita.

Giovanna Cataldi

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