Pubblicato il: 8 Giugno, 2008

Indovina chi…va via

campo romMai come in questi ultimi anni (dopo l’illusoria tregua degli ultimi decenni) l’Italia e l’Europa si trovano a dover fare i conti con ciò che scaturisce dal confronto con l’ “altro”. Sono i mussulmani, i cinesi, gli africani, i rumeni il nostro ‘altro’, così come noi occidentali lo siamo ai loro occhi. Crepe , spaccature nella grande civiltà umana? C’è chi ferocemente tende a sfatare questa visione riduttiva e contorta dello stato attuale in cui si trova il dialogo tra popoli diversi. Eppure delle problematiche di convivenza esistono e nessuna opinione, che sia razionale e pragmatica, può rinnegare questo dato di fatto. Dapprima regolamentazioni regionali contro i ‘lavavetri’ (definiti tali come se appartenessero ad una categoria o ad una specie a parte), quindi provvedimenti rigidi e severi contro chi ‘disturba i conducenti in attesa che scatti il semaforo’; adesso si arriva persino a chiedere l’espulsione di un’altra categoria, ma si può usare liberamente il termine ‘razza’: quella dei rumeni. Stupratori, assassini, ladri, violenti, animali senza regole e senza valori, sono definiti così, che arrivano in Italia per prendere ciò che non appartiene loro, proprio come alcuni storiografi hanno da sempre definito i barbari: selvaggi, invasori, feroci. Ma selvaggi erano descritti anche quei popoli che venivano saccheggiati dai nostri avi, ai tempi della colonizzazione del nuovo mondo! Fermiamoci allora un attimo a riflettere, nello stesso tempo però non facciamoci nemmeno infiammare dalla cieca difesa a spada tratta dello straniero solo perché, in qualche modo e secondo le accezioni a cui ho accennato, è ‘altro’. Siamo intossicati da una cattiva educazione riguardo il diverso, pensiamo a priori che si trovi in una situazione di svantaggio e che quindi abbia diritto ad un ‘permissivismo’ che culmina quando poi ne prendiamo la sostenuta difesa a prescindere dalla saggia riflessione. Nessuno può negare che in questi ultimi mesi stiano accadendo episodi di violenza in cui gli attori principali sono gli stranieri (ultimamente soprattutto i rumeni) ma nessuno può negare che molte donne che vengono qui a prendersi cura di anziani che altrimenti resterebbero alla mercé degli ospizi appartengono allo stesso Paese così tanto incriminato. E bisogna anche chiedersi: la donna che, in un paesino tranquillo, uccise il proprio figlio con una violenza senza precedenti, non era forse italiana? E molti dei pirati di strada, degli stupratori, dei pedofili, degli assassini fuori dalle discoteche, non sono italiani? Abbiamo quindi forse la pretesa di accusare loro di infettare l’Italia di violenza e immoralità? Il concetto di diverso dunque va inteso nel senso di individualità e non di razza o categoria. ‘Diverso’ è ogni uomo, che nella propria vita sceglie di rispettare le leggi del viver civile, oppure di non osservarle, sapendo che per questo però verrà meno alla sua libertà di continuare a nuocere ad altri individui. Non provvedimenti razziali e discriminatori, dunque, ma la Legge: tutte le volte che un uomo sbaglia, a prescindere dal Paese a cui appartiene, egli non è esente dalla condanna che gli spetta per ciò che ha commesso.

Sabina Corsaro

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