Pubblicato il: 15 Gennaio, 2010

Intervista a Gioacchino Genchi

In questi giorni è in uscita il libro “Il caso Genchi” che racconta le verità del superconsulente delle procure di Roma e di Catanzaro, ora indagato per violazione della privacy, abuso d’ufficio e costituzione illegale di archivio. Abbiamo ascoltato le sue parole nel giorno della presentazione del libro a Benevento.

Partiamo dall’inizio: perché è stata avocata l’indagine “Why not?” a De Magistris e a lei sono stati sequestrati diversi documenti importanti?

La risposta è semplice e, a tratti, anche banale: sarà un caso che, nella mia vita di consulente, non sono riuscito a portare a termine solo questa indagine e quella sulle stragi del ’92. Le nostre attenzioni interessavano i poteri forti, politici di alto rango come l’allora Ministro della Giustizia (Clemente Mastella n.d.r.) e diversi suoi collaboratori. Nelle intercettazioni effettuate erano evidenti le continue ricerche di raccomandazioni e segnalazioni di ogni genere. In alcune di queste, spesso e volentieri entrava anche il nome della signora Fassino, anche lei alla ricerca di nomine da regalare in Calabria.

È su questo che lei e De Magistris vi apprestavate a lavorare, ma la revoca dell’incarico ha fatto svanire tutto.

Purtroppo è vero: pensate che sono intervenuti i Ros per sequestrare i miei documenti. Nel loro rapporto manca anche un passaggio fondamentale: non viene menzionata la presenza di un numero telefonico riconducibile a Francesco Rutelli. Sparizione che ha permesso all’ex sindaco di Roma di negare i suoi rapporti con Saladino, il principale imputato dell’inchiesta, accusato di truffa e violazione della legge sulle associazioni segrete. Ma dalle indagini è emerso esattamente il contrario: il signor Rutelli aveva persino il numero di casa di Saladino.

Mastella sostiene che lei abbia abusato dei suoi poteri, arrivando a intercettare metà degli italiani. Cosa ne pensa?

Le utenze intercettate sono solo 743 che non mi sembra sia la metà degli italiani. Il mio lavoro è stato fatto solo dietro la disposizione di un magistrato e poi c’è una procura che ha già dimostrato che il mio lavoro non è stato illegale e che ha ordinato il dissequestro dei documenti. Ho già invitato il signor Mastella a un confronto pubblico, lo hanno fatto anche diversi giornalisti, ma lui non è mai stato disponibile. Sono pronto anche a farlo qui nella sua terra!

Massimiliano Mogavero

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