Intervista a Umberto Galimberti
1) Qual è il ruolo dell’intellettuale nella società di oggi?
Quello dell’intellettuale non so, il mio è quello di descrivere il mondo, di far conoscere la sua narrazione cristiana, della quale tutti siamo figli. Se, però, è vero che Dio è morto, forse bisogna cambiare racconto.
2) C’è la necessità, secondo lei, di modificare i metodi di trasmettere cultura?
Sì, la cultura passa attraverso i canali emotivi. La scuola si deve impegnare a curare l’emotività degli studenti, a fargli conoscere i sentimenti, il paradigma, il modo con cui si evolvono, e in ciò è la Letteratura, ma se non si accede alla dimensione emotiva non si può arrivare neanche a quella intellettuale.
3) Bisognerebbe adeguarsi al formato televisivo, essere competitivi in tal senso, per far arrivare la cultura ai fruitori?
No, perché la televisione è un simbolo di spudoratezza scambiata per sincerità, e in questo equivoco ottieni l’omologazione dei sentimenti, per cui tutti amano, odiano, imprecano, come la televisione vuole che si ami, si odi e s’imprechi. Questo è il contrario dell’educazione sentimentale.
4) L’Italia oggi è un paese di alta cultura?
No, di bassa cultura, infatti siamo ultimi nelle classifiche delle nostre scuole. Bassa cultura forse perché i professori sono demotivati, perché con una classe di 35 persone non si può educare, ci vogliono classi di 12-15 persone per intercettare la dimensione emotiva degli studenti e da lì passare a quella intellettuale.
5) Le scelte di Governo quanto incidono?
Beh, hanno distrutto la scuola! Passare da due maestre a una vuol dire non aver capito che negli anni ’50 bastava saper leggere e scrivere, oggi bisogna sapere l’inglese, l’informatica, le scienze e un’unica persona non può fare tutto questo. Poi, se all’università per poter far entrare un ricercatore bisogna mandare in pensione 6 docenti, sai che distruggi totalmente l’università. Del resto al potere non interessa la Cultura, Pio IX chiedeva a Vittorio Emanuele II di non aprire le scuole perché se la gente studiava non credeva più in Dio.
Sabina Corsaro
Bella intervista, anche se ovviamente molto ”condensata”. Con Galimberti concordo su tutto eccetto che sul maestro unico alle Elementari; penso infatti che non ci sia bisogno di trenta materie alla scuola dell’obbligo, ma di cinque materie ben fatte: Italiano, Storia, Geografia, Matematica e Lingua Straniera (possibilmente non solo l’inglese che’ il mondo e’ vario). Al resto ci pensino i genitori, che’ i figli sono i loro, dopotutto.
Cordialmente
Sergio Sozi
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