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La cultura come il Titanic

Gli attuali ‘lettori’ sono di certo dei consumatori di cultura, studenti universitari, docenti e soggetti che devono stare o vogliono stare al passo con la cultura. E’ un fatto inevitabile. E’ difficile decidere a cosa in questo ambito dare priorità: vuoi o non vuoi il lettore è anche un critico e non può evitare di sondare il terreno circostante e per poterlo fare ha anche bisogno di non chiudere gli occhi a ciò che il ‘mercato’ (triste e sterile) offre. Anzi, il mercato è strapieno di novità, ma di qualità spesso scadente. Ci si ritrova allora ad affrontare l’obsoleto problema di come dover essere ‘intellettuali’ o divoratori di libri DOC in rapporto alla realtà circostante. Tempo fa l’Università ha cercato di non mettersi da parte nei confronti del caso letterario del momento di natura prettamente industriale ed ha invitato la giovane scrittrice Melissa P. che tanto ha fatto scalpore. Chi fa la differenza? L’istituzione culturale? E’ stato un bene o un male che un’università d’impronta umanistica abbia voluto confrontarsi con quelle realtà editoriali? Credo che rinnegarla avrebbe significato mettere dei paraocchi e restare chiusi nella solita torre d’avorio. Mi viene però da pensare perché non fosse stato invitato Totti col suo libro di barzellette, anche quello aveva venduto un gran numero di copie…Ma andando oltre quel singolo caso il problema non sono le discipline e gli ambiti che vengono trattati, quanto COME vengono trasmessi ed esplicati. La Letteratura Italiana, la Storia dell’Arte, il Latino persino, se trattati con linguaggi freschi o prospettive originali o con ‘metodi’ didattici innovativi sono fondamentali per la formazione di un individuo che vuole riuscire ad interpretare in modo più approfondito la civiltà umana e formare una coscienza più eclettica. Il problema principale sta, appunto, nei testi da scegliere e nei testi da salvare dalla tradizione senza avere il timore di metterne altri da parte. La misura del valore di un testo da sempre lo ha stabilito il termine Fortuna, nel senso di influssi di un testo nelle opere successive, ed in base a questo potremmo escludere la certezza di poter stabilire cosa scegliere. Il fumetto, così, come qualsiasi testo, è qualcosa che ha un suo codice espressivo e credo che vada insegnato come qualsiasi altra disciplina letteraria perché l’Arte e il messaggio artistico quando esistono li si trova in un libro di Proust così come in un fumetto, in un quadro o in una canzone. Il problema è riuscire a far restare a galla l’autenticità della Cultura in questo mare di prodotti finiti fittizi che all’interno dei vari ambiti si trovano e che ostentano l’etichetta di quella Cultura come una mera nomenclatura. La Letteratura tempo fa in Francia ha avuto un ruolo determinante nella Rivoluzione, le idee degli illuministi sono state la scintilla della miccia di una dinamite che poco per volta è stata alimentata dal malcontento del popolo. Lutero ha scatenato la Riforma affiggendo le sue tesi contro l’ortodossia della Chiesa romana… Nel Novecento Pasolini e Sciascia scrivevano per cambiare il mondo e in parte il loro messaggio è arrivato ai posteri: Sciascia ha dato vita al coraggio di parlare, di denunciare, Pasolini ha svelato il volto dell’ipocrisia della società in cui si vive e ha, con la sua morte, riscattato la dignità di coloro che erano stati guardati con diffidenza e discriminazione dalla gente. Oggi la Letteratura è debole, tuttavia anch’io credo che possa fare e dire tanto ancora, magari denunciare la miseria, materiale e intellettiva degli uomini e farsi nuova coscienza per apportare realmente il cambiamento del mondo.

Sabina Corsaro