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La guerra di Lombardo: “Il mio Luigi Sturzo”

«Sturzo era intransigente e pragmatico». Raffaele Lombardo non osa dirlo, ma nella figura del sacerdote di Caltagirone vede se stesso. E’ il 2 Ottobre, il Consiglio dei Ministri ha appena dichiarato lo stato d’emergenza per le frane nel Messinese. La Sala stampa del “Convegno internazionale sturziano” è tutta per il presidente della Regione e per le notizie sul disastro. Ne fa le spese Giuseppe Castiglione: il presidente della Provincia di Catania lancia un’occhiata all’eterno rivale, sommerso dalle telecamere, e si allontana solo e perplesso. Il secondo round va in scena sul palco. Castiglione va giù duro: «per Sturzo, nessun regionalismo doveva sminuire il ruolo del governo centrale. Le funzioni dello Stato non potevano che avere un’unica espressione popolare: il Parlamento nazionale». Lombardo risponde conquistando la platea, col suo tono informale, sottilmente pedagogico. Spiega e orienta senza montare in cattedra, ostentando accentuazioni dialettali.

Presidente Lombardo, oggi il federalismo fiscale apre la strada a un rapporto più stretto tra istituzioni e forze produttive del territorio. In Lombardia c’è l’asse Lega Nord – Compagnia delle Opere. Qui in Sicilia, a cosa si lavora?

Noi abbiamo una struttura produttiva debole. Potrebbe essere sostenuta, più che con i fondi strutturali, con un credito d’imposta equivalente a una forma di fiscalità di vantaggio. E’ questa la misura che può potenziare le vocazioni economiche della Sicilia. Il cambio di marcia rafforzerebbe il sistema tributario e le entrate fiscali, un obiettivo fondamentale. Anche per questo, rivendicheremo le accise petrolifere, oggi incassate dallo Stato. Pensiamo a una Sicilia, da qui a qualche decennio, sottratta alla schiavitù del petrolio.

Il credito regionale avrà dalla sua una ‘Banca del sud’?

Dobbiamo attrezzarci, ma l’iniziativa spetta al governo. Sturzo si attrezzò con una banca locale che ebbe anche altre sedi. Oggi stanno nascendo diversi istituti di credito che, se si mettono in rete, possono costituire una grande banca. L’idea di una ‘Banca del sud’ ha la stessa ispirazione ideale di ogni iniziativa di Sturzo: la centralità e la conoscenza diretta della persona. Non ingenti patrimoni dovevano essere la garanzia dei prestiti, ma la cognizione della serietà e della competenza di ciascun imprenditore, a cominciare dai piccoli. La conoscenza del territorio e delle persone non può appartenere alle grandi banche multinazionali. La cieca applicazione dei parametri del credito mette in ginocchio la nostra economia.

Dal suo intervento e da quello del presidente Castiglione, emergono due letture diverse del pensiero di Sturzo. Quanto incidono sulla distanza fra MPA e PDL, nel perseguire gli interessi della Regione?

Sturzo ci ha insegnato l’intransigenza. Per quanto mi riguarda, c’è un’azione di risanamento da perseguire, anche a costo di andare a casa. L’intervento sui guasti e sugli sconci che stiamo individuando, continuerà. Ho un progetto di risanamento su cui sono pronto a dialogare, ma su questo non ricevo proposte. Non sono disponibile alla logica dell’accomodamento e della perpetuazione di quanto è avvenuto negli ultimi sessant’anni di autonomia.

Perché crede che Sturzo, da Senatore a vita, abbia aderito al gruppo misto e non a quello della Democrazia Cristiana?

Sturzo non pagò la coerenza soltanto con l’esilio, ma anche con l’isolamento. Quel che diceva non era comodo, anche se moderno e attualissimo. Spesso fu un incompreso… [La guerra continua, N.d.R.].

Enrico Sciuto