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La Terra di Babele

L’eguaglianza e la libertà, due essenziali principi, due valori che potrebbero essere definiti assoluti, ma in concreto sono solo emblemi di un’ormai radicata utopia o esistono in qualche modo in specifici luoghi? L’argomento è quanto mai inesauribile nel momento in cui, oltre a rappresentare un problema antico come il mondo, equivale ad un concetto che nel tempo si è evoluto accanto a quello di diversità, collocandosi all’interno di un contesto vario, complesso, come può esserlo quello della multietnicità che caratterizza ogni zona geografica denominata Stato o Nazione. Lontani, ormai, per fortuna, i tempi delle persecuzioni razziali (anche se subdole forme di persecuzione ancora sopravvivono) in ogni Stato, che suole definirsi civile, vigono normative e tutele legislative destinate alla tolleranza di tutte le culture e confessioni religiose. Così anche nei piccoli manuali di educazione civica (come le varie edizioni dei dizionari del cittadino) si trovano gli articoli inerenti la coesistenza di diverse civiltà. Nel caso specifico delle minoranze etniche si parla di “Persone che, in uno Stato, appartengono ad un gruppo etnico diverso dalla maggioranza dei cittadini” . In Italia le minoranze etniche si trovano in varie regioni, a partire dalla Valle d’Aosta (all’interno della quale esistono gruppi che parlano la lingua francese), l’ Alto Adige (con la lingua tedesca) fino ad arrivare alle regioni meridionali (con la lingua albanese e greca). L’articolo 6 della nostra Costituzione consacra il tutto stabilendo che la Repubblica Italiana riconosce la legittimità di norme a tutela delle varie culture e popolazioni presenti nel territorio nazionale. Belle parole, esempi di rigorosa tolleranza ed apertura da parte degli organi legislativi ma tra il legiferare e il rispettare ciò che è stato legiferato c’è di mezzo l’intolleranza. Non è il caso di trascendere la digressione fino ad arrivare al concetto di razzismo, non è necessario insultare un uomo di colore, chiudere il portone di casa al cinese o decidere di dare fastidio al filippino per poter dare inizio alla prospettiva che si vuole qui evidenziare. Poniamo il caso che in Sicilia si debbano stanziare un centinaio di lavoratori provenienti da più parti del mondo (dalla Germania al Senegal, dalla Finlandia alla Cina, dall’America all’Arabia), senza ombra di dubbio ogni entità culturale avrà un peso sociale differente all’interno di quel sistema economico-culturale (e se si vuole politico) che si chiama, appunto, società. Per certo si può già presupporre quali attività economiche o professioni svolgeranno i vari gruppi provenienti dall’estero. Ma non è nemmeno questo il punto centrale del discorso, quanto invece quello di analizzare i diversi spazi sociali e i vari riscontri in termini di diritti, doveri e interazioni umane, che riguarderanno ciascun gruppo originariamente non italiano. Solo gli ipocriti potranno affermare che gli americani, i finlandesi e i tedeschi avranno gli stessi diritti e la stessa risonanza sociale dei mussulmani o dei senegalesi, si deve parlare in questo caso di regolarità dei permessi per poter vivere e lavorare in terra straniera? Di certo l’irregolarità non investe e caratterizza unicamente ed esclusivamente i gruppi etnici orientali. Eppure è molto più facile puntare il dito contro i nuovi arrivati, provenienti dai paesi con tradizioni, usi e costumi opposti a quelli occidentali. Per quanto riguarda inoltre le minoranze religiose il problema è molto meno palese ma di certo non meno presente ed importante, se si pensa che all’interno di un’istituzione significativa come l’università si trovano spesso circolari nelle quali si invitano tutti gli studenti alla Santa messa di Pasqua. Si dà, quindi, per certo che ‘i non cattolici’ debbano professare il loro credo negli scantinati, nei capannoni, o tra le tubature delle fognature (nel caso di mussulmani ‘sospetti’)? Non sarebbe molto più rispettoso e ‘tollerante’ riconoscere a priori la multietnicità evitando gravi gaffes come questa delle circolari per la Santa Pasqua o per il Capodanno nella Cattedrale? Di strada, al riguardo, c’è da farne ancora abbastanza…

Sabina Corsaro