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La via Francigena

Via Romea, dalla Francia al cuore della cristianità, Roma.

Costruita nel VII e VIII secolo dai Longobardi per collegare l’Italia venne presidiata a lungo da abbazie regie che rispondevano direttamente all’impero. Con il passaggio di consegne all’impero Franco e la necessità di collegare i terreni d’oltralpe, la strada venne lastricata rispolverando i fasti dell’antica strada romana. La sua istituzionalizzazione avvenne solo nel 994 con il viaggio verso Roma del futuro arcivescovo di Canterbury che ne annotò territori e tappe.

La via è stata riscoperta con l’anno giubilare, il 2000, che ha riportato molti pellegrini alla riscoperta di questo antico percorso.

Quello che ne viene però è un’occasione sprecata, anzi più occasioni sprecate.  La via Francigena è l’equivalente del Cammino di Santiago in Spagna. Assieme a questo e al percorso in Terra Santa è una delle peregrinationes maiores, e le si potrebbe percorrere con continuità. Potrebbe rilanciare un turismo di fede, familiare, giovanile, a basso costo. Per non dimenticare le potenzialità di rilancio enogastronomico e artistico-architettonico. L’importanza di questo percorso è tale che lo stesso Goethe riconobbe le vie del pellegrinaggio come culla per la coscienza d’Europa.

Ma ad oggi non esiste ancora un itinerario unanimemente riconosciuto né un’organizzazione radicata e capillare come quella spagnola. Non esiste nemmeno un’unica tipologia di segnalazione e molti tratti sono discontinui, privi di cartellonistica.

Insomma, classica cosa all’italiana. Con tanto di situazione imbarazzante di fronte alle discordanze del percorso patrocinato dalla Confraternita di S. Jacopo di Compostela di Perugia rispetto a quello del Ministero.

Di fondo manca un coordinamento, i tentativi dell’Associazione dei Comuni della Via Francigena nata nel 2001 si sono tradotti esclusivamente per promulgazione di iniziative turistiche, culturali. In breve si è preferito privilegiare i rapporti con gli Enti Istituzionali rispetto alle Associazioni di Volontariato.

Decisamente attiva la regione Lazio che ha riconosciuto tutti i vantaggi del caso nel rilanciare l’itinerario. Gli investimenti in termini di risorse e di promozione turistica sono stati notevoli, sia nella zona che ha come fulcro Roma, con un alloggio per pellegrini dotati di credenziale nella zona del Testaccio, sia a nord lungo la direttrice che conduce alla Toscana, che in quella a sud che collega la via Francigena all’itinerario della Terra Santa.

Dal 1994 la via Francigena è dichiarata Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa, una dignità sovranazionale, che puntualmente viene disattesa.

Luca Colnaghi