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Le compagnie volano in paradiso. I clienti parcheggiati all’inferno

Dal 1971 baluardo del turismo sostenibile. Se ne sono sentite di tutti i colori. Piloti con poche ore di volo, vecchi rottami dell’Unione Sovietica riutilizzati, aerei a pedali, ritardi e bagagli smarriti. Poi le voci venivano sempre smentite. Alitalia falliva e Ryanair diventava un colosso in grado di spaventare. Non più i viaggiatori, ma i concorrenti. Valle a capire queste logiche di mercato. All’improvviso divenne evidente che era possibile viaggiare con poco. L’unico rischio era quello di vedere un ambulante autorizzato in tailleur a bordo. Sai che rischio. E le compagnie low cost iniziarono a puntare in alto. Si vagheggiava di un’ipotetica tratta Europa – U.S.A. made in Ryan, iniziarono a comparire i primi pacchetti vacanza volo, auto, hotel. Alitalia intanto era fallita davvero. Il carrello delle meraviglie delle hostess delle compagnie low cost si trasformava in un gran bazar su quattro ruote, divenendo sede distaccata del Duty Free dell’aeroporto. Sembra quasi di parlare del boom economico. Poi ovviamente, come la storia ci ha abituato, la recessione. Zoom, Silverjet, Oasis, Myair e ora SkyEurope. E il triste necrologio potrebbe allungarsi a quasi una trentina di compagnie in tutto il mondo solo nell’ultimo anno. La stessa Ryanair incassa un crollo del 20%. Caduti (poco) gloriosamente sul campo. Ovviamente in questo caso si intende una caduta non letterale. Almeno questo. «E’ un giorno tragico per i nostri dipendenti e i nostri passeggeri» dicono i due fratelli Boyle, miliardari proprietari di Zoom, mentre sorseggiano una coppa di Krug. La scusa è sempre la stessa: l’aumento del costo del petrolio di quasi 50 milioni in un anno. Gli analisti prevedono che fino a cinquanta compagnie possono fallire nei prossimi mesi solo in Europa, quindi il toto nero è aperto. Dipendenti che si trovano da un giorno all’altro senza preavviso a casa e clienti che vedono sfumare le vacanze e anche i propri soldi. Perché il rimborso è possibile solo nel caso di pagamento con carta di credito dicono da SkyEurope, la compagnia con sede a Bratislava che ha attaccato le ali al chiodo il 1 di settembre. Con bonifico bancario ed ovviamente con il pagamento in contanti i soldi non saranno restituibili. Del resto chi le legge mai le mille pagine di contratto se è possibile saltare tutte quelle scartoffie spuntando una semplice casella con il mouse. Acconsento, non so a cosa, ma acconsento. Magra consolazione le tariffe scontante offerte da altre compagnie operanti sulle stesse tratte. A spaventare l’Adoc dovrebbe essere la velocità con cui queste compagnie falliscono. Ci si rende conto solo oggi della grande bolla nel quale abbiamo navigato, pardon volato, negli ultimi anni. Chiunque poteva aprire una compagnia aerea. Guarda caso i fallimenti cadono sempre a ridosso delle ferie. Dopo aver incassato i soldi. Mai prima. Perché Aristotele Onassis insegna: Meglio piangere su una Rolls Royce che su un’utilitaria.». Chissà se alla Enac e alla Iata qualche luminario si chiede come sia possibile che Myair abbia aperto proprio in fase terminale della sua lenta agonia altre tre rotte internazionali da Rimini.  Forse perché non era stato rilevata la perdita di 100 milioni di euro, ma si pensava che la perdita ammontasse solo alla ridicola cifra di 30 milioni. Briciole insomma.

Luca Colnaghi