Pubblicato il: 26 Luglio, 2017

Oggi le Rivoluzioni sono davvero necessarie?

rivoluzioniLa Storia ci ha insegnato che l’uomo ha da sempre dovuto convivere con il fallimento legato all’efficacia del suo agire per garantire o ottenere i propri diritti.

Fallimento che lo ha portato spesso a ricorrere a sommosse che, partendo da giuste cause (alcune magari fittizie), sono poi sfociate nelle stragi che conosciamo. Probabilmente chi si trova di fronte agli stenti pensa ben poco al modo di come poter ottenere un minimo di sostentamento. Tuttavia il richiamo al progresso e ai modi di attuarlo non pone affinità tra rivolta e esigenza di mezzi di espressione, associazione, organizzazione e comunicazione ‘civili’. Di solito si etichettano queste idee di ricerca di ordine e dialogo con il pre-concetto di perbenismo. Non si tratta di trovare una forma linguistica consona che non turbi le coscienze borghesi. L’idea di sovvertire un governo che sopprime e “violenta” ogni giorno il suo popolo è un’idea che dentro ha ogni uomo che creda in certi valori universali, tuttavia cosa accadrebbe se per ogni disagio politico ogni uomo scendesse in piazza per ribaltare il sistema insostenibile in cui è inghiottito il proprio paese? Se le soluzioni fossero solo e sempre quelle della sommossa sanguinosa, secoli di evoluzione non avrebbero modificato gli istinti primordiali dell’uomo nella conduzione della propria esistenza sociale. Tuttavia ci sono anche le rivoluzioni inevitabili, i cui motivi sono ineccepibili (pensiamo al Tibet e all’ex Birmania anni fa, pensiamo ad Hong Kong, al Messico e ai fatti più recenti) e le cui azioni sono inevitabili per permettere a dei popoli di aver riconosciuta la propria dignità. In questi casi la Libertà non può conoscere nient’altro che sia più necessario della preservazione o conquista di se stessa, che sia più indispensabile della sensatezza della stessa esistenza, con qualsiasi mezzo tutto ciò possa realizzarsi.

 

Sabina Corsaro

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