Pubblicato il: 8 Aprile, 2009

Le vittime del terremoto

terremotoMomenti disperati quelli che si stanno vivendo in Abruzzo, da non  dover evidenziare né spiegare con riflettori o telecamere indiscrete, poiché, si presume, la gente che li vive sa esattamente cosa sta provando e chi non li vive direttamente può comunque carpirne la tragica densità. Momenti in cui sembra si stiano mettendo da parte ostilità e tensioni politiche, a favore di un’unione di forze che deve avere come fini l’intervento il soccorso e la solidarietà. Si guarda con ansia e tristezza l’operato dei soccorritori che estraggono dalle macerie corpi senza vita e si tace, si soffre, si spera. I terremoti, la Scienza ci insegna, fanno parte della natura precaria e imprevedibile della terra su cui viviamo, si ripetono nel tempo e nelle varie parti del mondo. Non si è mai preparati in realtà, non si impara mai dalle tragedie e la cosa più amara è che le tragedie si incrostano dentro l’animo delle persone che ne sono state segnate, ma divengono ‘ricorrenze’,  giorni della memoria, per chi non le ha vissute in prima persona. I terremotati di oggi sono le vittime di domani a cui si dedicherà un giorno, così com’è stato fatto per le vittime precedenti. In Italia, in realtà, dai terremoti non si è mai imparato molto.  Si è continuato a costruire e ricostruire senza tener conto delle normative di sicurezza che ridurrebbero al minimo i rischi. Elena Dusi, in un articolo di Repubblica di questi giorni, fa riferimento al Giappone, alla California, al Messico,  come esempi a cui guardare nella costruzione di edifici con acciaio elastico e dissipatori, e ad essi contrappone il ritardo dell’Italia nell’applicazione delle leggi di sicurezza antisismiche, esistenti ma non applicate, se non in rari casi da qualche anno in alcune scuole.  Stringiamoci forte attorno a questo dolore, nel silenzio rispettoso che si deve a chi vive queste sofferenze, diamo il nostro soccorso, ma non lasciamo che un’altra notizia impellente e di profonda incisività lasci scivolare tra i rumori quotidiani le nostre domande e il diritto di avere poi delle risposte.

Sabina Corsaro

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