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[Ciclo Librerie] Libreria Prampolini: odore di antico

È intima e silenziosa, la libreria. Il tempo al suo interno sembra non scorrere ed i vecchi volumi ci osservano silenziosi dai loro scaffali. Fondata nel 1894, la libreria Prampolini ha attraversato tutto il secolo breve e sopravvive ancora oggi grazie all’amore e alla dedizione di una “cordata” di appassionati che ne hanno permesso la riapertura, dopo alterne vicissitudini, nel 2005. Ad accogliermi è Daniele, trentaquattrenne entusiasta del proprio lavoro e del contatto con il pubblico. Mi racconta di come la libreria, che sin dall’inizio si era specializzata nel restauro e recupero del libro antico, fosse frequentata da Verga, Capuana e De Roberto e di come all’attività antiquaria si fossero affiancate quella editoriale negli anni ’30, con la stampa di vere e proprie “chicche” (come “La cucina dell’amore”, ricettario afrodisiaco il cui autore, Omero Rompini, cela nel nome un imperfetto anagramma di Romeo Prampolini, il vecchio editore.. ma questo lo sanno in pochi) e soprattutto l’attività culturale e ricreativa, totalmente scissa dall’ambito commerciale, a partire dagli anni ’70: il piccolo auditorium ha ospitato convegni, mostre, proiezioni di film, concerti, presentazioni di libri. Inoltre la libreria intrattiene importanti rapporti con l’Università di Catania: ha sottoscritto un accordo di collaborazione ed ha permesso la realizzazione nel 2007 di una mostra sul restauro del libro antico ai Benedettini;  qualsiasi studente intenda realizzare una tesi sull’editoria, non potrà fare a meno di passare qui, luogo che è un pezzo di storia della città. Non sono moltissimi i giovani a varcare la porta della libreria per osservare con ossequio le pregiate scansie, e lo zoccolo duro della clientela è costituito piuttosto da eccentrici collezionisti ed amanti della letteratura. Chiedo allora se internet, le librerie “a  catena” e le fotocopie siano i nuovi nemici, ma Daniele, sorridendo, mi spiega che il bacino d’utenza di una libreria antiquaria è diverso da quello delle copisterie e dei centri commerciali e che i fedelissimi rimarranno tali; il problema, semmai, sta nella scarsa attitudine alla lettura degli italiani in generale, e dei meridionali in particolare. A conferma di ciò, mi vengono raccontati alcuni aneddoti che strappano un sorriso dal retrogusto amaro: talvolta, i clienti intendono acquistare dei libri solo per il colore della copertina o per le dimensioni consone agli scaffali di casa ( i cosiddetti “libri di cozzo”), ma per fortuna vengono dissuasi e indirizzati ad acquisti più edificanti; oppure, capita spesso che gli sprovveduti avventori, trovandosi di fronte un libro intonso, non sappiano che separare i fogli è un rito (e non un delitto), uno di quei gesti che, giorno dopo giorno, rischiano di essere dimenticati.

Ornella Balsamo