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Librino: uno sguardo generale

Addio palazzi sorgenti dall’acque nere… note a chi è cresciuto tra voi….a Librino. Lo spunto è quello del meraviglioso “addio ai monti” di Lucia, dei Promessi Sposi. Ma, come si può ben capire, non parliamo del fascino delle alpi, ma di qualcos’altro che comunque mantiene un altro tipo di fascino. Dopo aver raccontato la natura di un quartiere come San Cristoforo e i suoi beni architettonici, scopriamo insieme la natura di un altra zona: quella del quartiere di Librino. La grande zona dormitoria della città ha conosciuto, dalla sua nascita, una situazione fortemente contrastante e di precario equilibrio. Oggi la situazione è degenerata e la privazione di ogni forma di assistenza da parte delle amministrazioni e l’assenza di una presenza delle stesse nel territorio ha trasformato Librino spesso in una giungla di rancori, illegalità e violenza. Degrado e abbandono sembrano costanti in varie parti della zona. Le grandi infrastrutture sportive, ad esempio, realizzate dal Comune di Catania anni addietro, sono ormai inutilizzabili, semi distrutte, e vittime di continui atti di vandalismo. Ma in una realtà del genere qual’è lo stato d’animo dei giovani che la vivono? “Non c’è niente da fare a Librino, non ho quasi mai studiato e finito le scuole medie ho preferito divertirmi e andare a lavorare nei cantieri”. Giuseppe è un ragazzo di vent’anni che nel quartiere è nato, cresciuto. La sua adolescenza è identica a quasi la totalità dei suoi coetanei che, non avendo un punto di riferimento e vivendo in situazioni familiari disagiate, scelgono di estraniarsi dal mondo nella sua totalità per viverne solo una piccolissima porzione: il quartiere. Questo concetto, pur sembrando assurdo, è fondamentale. “Il quartiere è casa. Tutti conoscono tutti e tutti sono attenti alle cose e ai figli di tutti. Ma ci sono dei periodi in cui i bambini non possono stare nelle strade a giocare. Quando ci si arruola è difficilissimo uscirsene”. L’ “arruolamento” di cui parla Giuseppe è quello attuato dalla malavita che recluta persone, di qualunque età, per le commissioni di droga. Giuseppe sembra non potersi aspettare nulla da questa vita e racconta la sua esperienza di lavoro. “Quando tu ti rifiuti di lavorare per la mafia a Librino o vai via o rimanendo in silenzio cerchi di vivere degnamente. Lavoro non se ne trova tanto e comunque preferiamo sempre rimanere dentro il quartiere. Non siamo visti bene dal resto della città e comunque, dato le condizioni in cui viviamo, vogliamo che la gente non si aspetti nulla da noi”. C’è del buono a Librino? “Si negli ultimi tempi, con la rivalutazione, ma solo sociale, della zona. Molte associazioni si sono interessate e si sono inserite nel quartiere; il loro compito è quello di dare un’assistenza ai tanti bambini presenti. A non farli stare per strada dove i pericoli sono sempre numerosi.” Giuseppe non ha idea di come possa essere il suo futuro, il suo desiderio più grande è di crearsi una famiglia e di vivere onestamente. Gli abitanti chiedono da più tempo interventi urgenti, per le fognature ormai a cielo aperto e le fratture strutturali dei grandi palazzi. Gli abitanti aspettano. Come sempre. Ma la vita a Librino non si ferma, e non si vuole fermare.

Daniele Palumbo