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Lovely Molly

Molly e Tim, una coppia di novelli sposi, decidono di andare a vivere nella vecchia casa, ormai disabitata, della famiglia di lei dopo il matrimonio. I primi mesi trascorrono serenamente, fino a quando degli strani fenomeni non iniziano a disturbare le notti di Molly, diventando nel tempo sempre più insistenti e pericolosi.  Uno spirito reclama le sue attenzioni e la sua stessa esistenza: è davvero facile liberarsi da chi ti ha perseguitato in vita, nonostante sia morto e sepolto?

Horror psicologico e d’atmosfera, Lovely Molly- diretto da Eduardo Sànchez, lo stesso regista del famoso The Blair Witch Project- presenta caratteristiche simili sia a La Strega di Blair che a Paranormal Activity. Parte del film ci viene mostrato attraverso l’obiettivo di una videocamera- il matrimonio di Molly e Tim, i giorni spensierati di novelli sposi, le ore di terrore- e la maggior parte delle scene si svolgono all’interno della casa, divenuto un  luogo di ricordi e di fenomeni demoniaci, dalla quale Molly non riesce a fuggire. La paura diventa palpabile, anche se non palesa mai la propria forma; lo spettatore non vede ciò che succede realmente, può solo immaginarlo. Ricomponendo il puzzle di indizi disseminati in tutto il film si entra in una storia familiare complessa, fatta di violenze, abusi, droga ed emarginazione. Peccato che tutte queste tematiche vengano affrontate in modo superficiale e non aggiungano  nulla ad una pellicola a tratti noiosa, e che si affida in maniera eccessiva all’attenzione dello spettatore. L’epilogo è facilmente intuibile, non può avere a che fare se non con distruzione e morte. Sarebbe stato meglio dare un piccolo barlume di speranza, se non altro come “riscatto” dopo un’infanzia di sofferenze. Un dolore che non abbandona mai la propria vittima, come nel caso di Molly, costretta a convivere con un passato che non smette mai di tormentarla e che rimane rinchiuso nella sua mente.

Mariangela Celiberti