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Mass media, società e… libertà incatenata

Ogni giorno, anche quando non ce ne rendiamo conto, facciamo delle scelte. Scelte che possono cambiare in misura più o meno decisiva la nostra vita e quella di chi ci sta intorno, nonché della comunità in cui viviamo. Compiamo una scelta persino quando decidiamo cosa prendere al bar per fare colazione o quando facciamo benzina in un distributore invece che in un altro. Ma la scelta più importante che un cittadino deve fare è sicuramente il voto: lo strumento attraverso cui egli prende parte alla vita del suo stato esprimendo una preferenza che si rifletterà nella struttura parlamentare. Votare è un dovere pubblico e morale poiché dà la possibilità di entrare nella vita del proprio paese. La scelta del voto è totalmente libera: senza alcuna pressione esterna il cittadino valuta quale partito rispecchia maggiormente le sue idee ed i suoi interessi e vi pone la fatidica croce a fianco. O quasi. Fortunatamente non siamo più al tempo del regime fascista, quando gli squadristi dalle camicie nere facevano pendere il piatto della bilancia dei voti dalla loro parte usando manganello ed olio di ricino. Ma questo è il tempo dei mass media, che sono ben più subdoli e silenziosi delle minacce e delle percosse del passato: in maniera molto più velata, essi entrano nella nostra testa e condizionano le nostre scelte. Nessuno di coloro che vivono in questa società globale possono dirsi estranei a questo tipo di influenza, e questo perché i mass media sono uno degli elementi su cui si essa si fonda. Essi plasmano le nostre menti, poiché, contrariamente a quanto pensa la maggior parte della popolazione, essi non sono semplici strumenti di informazione, ma bensì agenti di socializzazione: ci insegnano come comportarci in determinate situazioni, come vestirci ed arrivano ad influenzare notevolmente le nostre credenze ed i nostri valori. La pubblicità che bombarda i cittadini durante una campagna elettorale non ha solo scopo informativo, ma anche persuasivo: la prova sta nella teoria di Davidson, che nel 1983 affermava che si è solitamente portati a sottostimare l’effetto che i mass media hanno su di noi e, al contrario, si sovrastima quello che hanno sugli altri. Durante le elezioni politiche del 1993 in Australia, i tre studiosi Duck, Hogg e Terry hanno formato due schieramenti di elettori: gli uni e gli altri avevano votato a favore rispettivamente dei due partiti di maggioranza. Dopo aver chiesto loro quale potesse essere secondo loro l’influenza esercitata sui cittadini da parte delle varie trasmissioni televisive trasmesse durante la campagna elettorale, ne è risultato che maggiormente essi si identificavano con il proprio partito e più ritenevano che il proprio schieramento fosse stato influenzato dai media in maniera minore, contrariamente agli avversari. Questo meccanismo del nostro cervello scatta poiché ognuno di noi, per accrescere la propria autostima, ha bisogno di sapere che le proprie scelte sono libere. Ma è davvero sempre così?

Sara Servadei