Pubblicato il: 26 Maggio, 2009

Memoria volatile

bambini-cellulareC’è stato un tempo in cui ricordavamo i numeri di telefono. I telefoni a disco non permettevano di memorizzare la posizione delle dita sulla tastiera. Bastava pronunciarli in maniera diversa, raggruppare i numeri a tre cifre anziché a due, e già la trasmissione orale non funzionava più e non ci si intendeva sul nome/numero da trasmettere. Era il mondo magico delle favole e dei proverbi, in cui l’oralità era parola e suono, ritmo e armonia. C’ è stato un tempo in cui si scrivevano i bigliettini. L’amicizia, la stima e l’amore venivano scritti, descritti e comunicati sulla carta, su pezzettini colorati, a volte profumati. Adesso c’è un arretramento, un imbarbarimento quasi, della nostra capacità di organizzare e trattenere i ricordi. Tutto ciò che ci riguarda è conservato in files, organizzato in cartelle e registrato su memorie digitali. Schede sd, pen-drive, cd e dvd, memorie interne dei telefonini cellulari, hard-disk portatili, mmc e cf, tutto un armamentario responsabilità che scivolano via per essere negate e rinnegate. Adesso non ricordiamo più niente, non tratteniamo alcun dato che possa essere contenuto e mantenuto da una “memoria esterna”. Ed è così che la nostra memoria viene detenuta. La sua libertà è confinata nelle limitate possibilità e nelle specifiche caratteristiche di “cose elettroniche”, di “oggetti ditali”, di devices. Quella che sembrava una risorsa rischia di divenire una condanna e la paura più grande è quella di perdere tutto. Tutti i dati, tutti i sostegni e quindi tutti i ricordi. Il secondo mostro della memoria digitale si chiama back-up. Ovvero la ridondanza dei dati, possedere 2 copie di tutto, della lettera alla banca e di quella all’innamorata. Per questo, in questa ossessione compulsiva di mantenere la memoria stabile e sicura, ho acquistato 7 hard-disk, per un totale di quasi 2,5 terabyte, cioè 2.500 gigabyte, cioè 2.500.000 megabyte, cioè l’equivalente di circa 1.736.111 floppy-disc, per contenere le mie fotografie, i miei film, i videoclip, la musica, i documenti, le e-mail, le suonerie del telefonino. C’è tutto me stesso dentro queste “periferiche esterne di memoria. C’è la nascita di mia nipote Martina, la fotografia del suo primo giorno di esistenza, a bassa risoluzione, scattata con il telefonino e ricevuta con un mms. Ma poi succede l’imprevisto. Banale, ma dalle conseguenze catastrofiche.

Lo zio tecnologico decide di registrare Martina che risponde al telefono, dicendo: «pondo?»… e, per spostare un file, un singolo stupido file audio, cancella sulla memoria del telefonino 3 anni di sms, 3 anni di contatti e di confidenze, 3 anni di relazioni pubbliche e di privatissime complicità. «Attendere prego, i dati sono stati spostati regolarmente». Spostati in quale recondito buco nero della galassia? Dicono ci sia uno sciamano, che riesce a “resuscitare” le micro-sd dei telefonini. Vive in cima a un monte, dentro una capanna. Si ciba di radici e di cortecce. Ho seguito il suo vaticinio, on-line su un forum utenti , e ho scaricato da internet alcuni software per il recupero dei dati. Ma non mi resta che sperare. Se i recover non funzioneranno e i dati resteranno nel “limbo degli zero e degli uno”, dispersi insieme ai bambini non battezzati. La mia esistenza sarà priva di 297 sms di ricordi sociali, politici, sentimentali, istituzionali. Resta solo il mio spugnoso cervello, che un po’ ricorda e un po’ no, che si era disabituato all’esercizio della memoria e che ora è meglio che si rimetta a lavorare, per sopperire, rimediare, per ricostruire.

Alessandro De Filippo

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