Pubblicato il: 16 Aprile, 2008

La meritocrazia vista da ex studente

Marzo termina con una polemica circa la meritocrazia che non c’è. La prima cosa che si nota è la distanza fra Pubblica Amministrazione e merito: è un sogno il modello Weberiano di precisione, rapidità, discrezione che dovrebbe caratterizzare la burocrazia. È pregiudizio comune che tutti i dipendenti della P.A. scaldino il posto, intenti a fare un bel niente e bravi solo a rendere il debito pubblico una voragine incolmabile. In più tale credenza annette i poteri politici: è la “Casta”, dal Sindaco ai Ministri, ad “infilare” questi fannulloni incapaci. Se ci aggiungiamo la moda recente di citare “il ‘68“, incorniciamo tutto quanto: gli anni a cavallo fra il 1960 e il 1970, hanno celebrato la morte-del-merito, tutto per via del 18 politico, con tanto di appiattimento verso il basso e a causa di una ideologia di sinistra che ci vuole tutti uguali ed omogenei. Ed ora? Ora bisogna reinventare e rivoluzionare il Paese come suggerisce Montezemolo; bisogna che le agenzie di lavoro interinale creino delle divisioni apposite per i laureati, per evitare che questi si affidino alla raccomandazione di turno e che l’azienda eviti di far uso del passaparola, come suggerisce Gianni Buccheri, vicepresidente di Assolavoro. Ora dobbiamo puntare sulla scuola, recuperando il concetto di merito, come ci suggerisce la Gelmini di Forza Italia. Ma come si fa a puntare sulla scuola o sull’istruzione in generale? Teoricamente questo è già stato fatto, dice Geminello Alvi: con commissioni e punteggi, definiti “supponenti ed inutili”. Personalmente non sono contraria a questo genere di strumenti, anche se forse andrebbero usati meglio. Nella mia carriera studentesca ho visto spesso docenti farsi convincere per una promozione dai lacrimoni dei genitori; oppure ho incontrato studenti con punteggi brillanti, ma incapaci di applicare ciò che avevano appreso. Crescendo mi sono imbattuta in universitari con il massimo dei voti e comunque già con un posto assegnato: “Mio zio ha detto che devo prendere almeno 105”. Come si fa ad essere sicuri che a un voto alto corrisponda una persona meritevole? Non si può e non lo si può fare dall’oggi al domani, ma è possibile rivoluzionare il metodo di insegnamento dall’asilo fino all’università improntandolo alla valorizzazione dell’applicazione pratica di ciò che si apprende in teoria (vedi l’Emilio di Rousseau), dando spunto a chi ha un profitto basso e incentivando chi ne ha uno alto. Questo non risolve il problema di alcuni dipendenti pubblici che si recano al bar durante l’orario di lavoro, ma quanto meno preparerà futuri professionisti maggiormente rispetto ad ora. In definitiva bisogna stare attenti a che il tutto non degeneri in un ennesimo errore. Essere uno studente preparato, non significa necessariamente che si sia un buon lavoratore; per far ciò è necessario l’inserimento culturale e sociale nell’ambiente, e cioè: formare cittadini con una preparazione civica senza confondersi con buonismi inutili.

Francesca Lippi

Displaying 1 Commento
Have Your Say
  1. daytona ha detto:

    non esisterà mai meritocrazia in un sistema guidato da chi ha usato i soldi per arrivare dov’è. è risaputo che in posti come la bocconi più paghi più ti votano e lo dimostrano i numerosi manager fallimentari che ne escono. la scuola in mano alla destra diventerà quello che è lo specchio del sistema politico: lecchinaggio. la reintroduzione degli esami di riparazione sono stati applauditi da chi studia veramente demonizzati ovviamente da chi no. la scuola è una cosa seria. troppi ragazzi che ci vanno per avere un posto in ufficio troppi laureati analfabeti troppi dottori che non sanno nemmeno applicare un cerotto. troppo di tutto in negativo. in primis aumentare la difficoltà degli esami e togliere materie inutili adibendole ad extra scolastici che possono dare crediti a chi ha più voglia di altri di conoscere ed imparare. abbassare il numero degli insegnanti e soprattutto cercare insegnanti capaci affidando una sezione agli stessi per tutto il percorso formativo. insomma ci vuole serietà e non soldi per rifare le aule che non solo quelli il problema. in India si studia in aule a cielo aperto e comunque escono i più preparati programmatori del mondo utilizzati anche da Nasa e Microsoft. Pertanto non cerchiamo scusanti. Siamo noi per primi che cerchiamo la via più facile per ottenere quello che ci fa comodo. Il resto non conta.

    Segnala questo commento come inopportuno

Lascia un commento

Devi essere collegato to post comment.