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[Ciclo Librerie] Non scacciate la Gramigna

“La gramigna è l’erbaccia dei campi, la peste da estirpare ed eliminare prima che invada tutto il terreno a danno delle altre piante.” “Vendesi attività”. Due parole anonime e lapidarie fanno bella mostra di sé in vetrina; quelle due parole raccontano la storia di un’illusione nata nel 2005. Il “proprietario-tuttofare”, così si definisce Fabio Massimino, mi racconta la breve e sofferta storia di una libreria nascosta in una viuzza del centro storico:  nata allo scopo di promuovere la piccola e media editoria di qualità, la Gramigna ha dato spazio alla controcultura, all’underground, alla cultura alternativa. Tra i suoi scaffali è possibile trovare monografie sulle droghe o il meglio dei gender studies, o ancora volumetti sconosciuti di autori celebri, testi teatrali giapponesi, fumetti, libri di musica.. tutto ciò che normalmente non è possibile reperire in una libreria, si trova lì dentro, ignorato. La clientela fissa è costituita da uno sparuto bacino di adulti benestanti, accomunati dalla curiosità intellettuale e pronti a scoprire autori nuovi, in netta antitesi rispetto alla piega assolutamente conformista assunta dalla cultura odierna, che si limita a promuovere best seller e premiati ufficiali. Il fatto che uno scrittore non sia conosciuto non significa affatto che non sia bravo, il compito dell’editore è proprio “filtrare” la qualità, anche se i criteri cambiano in base alla tipologia d’utenza. Chiedo se e in quale misura le grandi librerie in franchising o internet rappresentano una minaccia per la libreria: Fabio mi risponde che il vero nemico è l’indifferenza che contraddistingue i ragazzi che, usciti dal liceo o dall’Università, mancano di curiosità e spirito critico. Purtroppo l’indifferenza ha agito come il più forte dei diserbanti, impedendo alla cultura minore, quella che passa dalla porta di servizio, di attecchire; gli ideali crollano a picco e a Fabio non rimane altro da fare se non cercare un nuovo impiego, magari proprio in una di quelle librerie in franchising che i librai indipendenti non vedono di buon occhio. Se ne ricava la netta sensazione che, ancora una volta, Catania si sia lasciata sfuggire un’occasione d’oro per emanciparsi dagli stereotipi culturali, per aprire i propri orizzonti a qualcosa di nuovo, per imparare a capire davvero cosa sia il pluralismo.

Ornella Balsamo